Caro Vittorio ti scrivo

Caro Vittorio, ti scrivo... E-mail a “«senso unico» per l’amico Vittorio Feltri - Rino Fruttini - copertina

E-MAIL A “SENSO UNICO” PER L’AMICO VITTORIO FELTRI

Parafrasando un romanzo di Ugo Foscolo un riferimento del presente lavoro, seppure di non fatale rimembranza, potrebbe assimilarsi a Le ultime lettere di Jacopo Ortis.

Premessa

In un’intervista televisiva di  almeno un decennio fa Carlo Verdone ricorda un aneddoto su Alberto Sordi “ Io l’ho incontrato tante volte, il destino ci ha fatto uno scherzo abbastanza incredibile, perché Sordi abitava, quando io ero bambino, di fronte alla  mia finestra della camera da letto che dava sulla via delle Zoccolette, e in tale via c’era la stanza dove dormiva Alberto Sordi. Io ero molto piccolo però sentivo molto nominare Alberto Sordi e  sapevo che era un attore. La televisione a quell’epoca non trasmetteva film, per andare a vedere un film di Alberto Sordi bisognava andare al cinema, ma io al cinema preferivo vedere i western, Maciste, Ercole. L’ho raccontato molte volte nelle interviste. Raccoglievo dei sassetti dai vasi dei fiori e li lanciavo sugli scurini spesso chiusi, della casa di Alberto così, per scherzo, come fanno i bambini un po’ dispettosi. Sapevo che là c’era una persona importante. Ed un giorno un faccione, probabilmente la sorella Aurelia, mi disse “ A regazzì mò te gonfio !”

La realtà nell’inconsapevole subconscio del giovane Verdone, verso un di lui  divenire famoso attore era diversa.

Egli vedeva in Alberto Sordi, attore e comico di successo, la  proiezione delle sue ambizioni artistiche che coltivava fin da bambino. E fu un’ intuizione quasi profetica, vista la brillante carriera raggiunta dall’impertinente Carlo di via delle Zoccolette.

Dalle metafore, anche se a volte un po’ paradossali e dalle analogie, seppure anacronistiche ma di una morale certa ed emblematica nella loro sintesi,  a volte si riescono  ad esprimere pensieri e concetti altrimenti di non semplice interpretazione .

Ed allora, sempre restando nella metafora, sostenuta da una stringente analogia anch’io, non più giovanetto, ma appena settantenne  e  comunque  potenziale pubblicista e/o giornalista della carta stampata, andai qualche anno fa, a tirare sassi alle “finestre” del guru del giornalismo italiano, Vittorio Feltri, in viale L. Maino , presso  la sede milanese del quotidiano  Libero. Furono sassolini  metaforici, appunto; ed a volte, per la loro frequenza avrebbero potuto rasentare lo stalking informatico. Spesso  impertinenti poiché le e mail che a lui ho indirizzato in oltre due anni di “posta inviata” riguardavano mie osservazioni, anche puntute e irriverentemente iconoclaste ai suoi articoli, sempre pregevoli nella forma della logica e centrati nella vis polemica a commento di fatti, costumi e cultura socio-politica, strettamente pertinenziali a  quel fatto di cronaca e nel commento di storia o di costume e pur tuttavia non  sempre condivisibili nel contenuto.

Se vogliamo  si è trattato quasi di un esperimento kantiano, di ricerca della “ragion pratica” a far emergere, secondo l’ottica bifronte del mezzo bicchier d’acqua, mezzo pieno e/o mezzo vuoto,  la morale di articoli di fondo dell’editorialista se non quella della linea editoriale del quotidiano da lui diretto. Tant’è che Vittorio Feltri e Libero sono tutt’uno. E qualcheduno potrebbe accusarmi di presunzione, quasi di “critica temeraria”, parafrasando, ancora una volta, la configurazione leguleia di “ lite temeraria” destinata al pubblico ludibrio, e come tale “giornalisticamente perseguibile”.

Eppure, più semplicemente sono dell’opinione che dovrebbe essere nella consuetudine della critica, e pertanto nella normalità  che un fedele lettore di una testata di un  quotidiano  si confronti con le opinioni  che emergano dai  “fondi” editoriali del “suo” giornale i quali nell’insieme degli articoli pubblicati  vanno a comporre la linea editoriale, e ne possa criticare i contenuti; e  Dio ci salvi dal cadere nelle banalità interventiste di un Facebook e/o di un Twitter.

La mia, dunque si è trasformata in  un’esperienza inconsueta  di “critica della critica editoriale “ di Libero verso la società italiana; tuttavia abbastanza  semplice  e gratificante da svolgere, data l’asperità caratteriale dell’uomo che lo dirige  e la sua bravura nello scrivere delle cose del mondo, riuscendone a focalizzare quegli aspetti  che il lettore, soprattutto di “carta stampata”, più che di quotidiani “on line” si aspetta che gli siano evidenziati e poi farne strame per l’opinione pubblica, compresa quella superficialmente informata e pedissequamente informatizzata dei social forum.

E’ stata soprattutto  un’occasione imperdibile per cogliere di volta in volta il “Maestro di editoriali” in quelle che a me sono parse contraddizioni di linea politica o di analisi di costume e comportamenti. Non dimentichiamo che Vittorio è stato indicato e votato dalla Lega e da Fratelli d‘Italia, due partiti di destra nello schieramento politico parlamentare nazionale, quale candidato del Parlamento  a Presidente della Repubblica nelle elezioni del 2015.

Il che ne può connotare a sufficienza  la posizione politica e culturale nello scenario sempre dinamico ma contraddittorio del “quarto potere”. E tutto ciò,  nella lente del mio spirito di osservazione che ama focalizzare in chiave di cultura liberale, libertaria , con una spruzzata di anarchia, mi agevola nella composizione del presente lavoro, rendendolo idoneo all’interesse dei lettori che vogliano cogliere l’essenza, se possibile storicizzata, degli accadimenti degli ultimi anni.

Ne posso sviluppare un breve riepilogo, a mo’ di scenario di riferimento per le numerose pagine di critica giornalistica svolte, al seguito della nuova missione dell’amico Vittorio nel perseguire un apprezzabile rilancio in tiratura e diffusione della testata di Libero.

La corrispondenza con Vittorio Feltri parte dall’agosto del 2009 e con frequenze alternate, è tutt’ora in corso, naturalmente a senso unico.

Tutte le email le trovate qui: http://www.rinofruttini.it/category/vittorio-feltri/