– Cape Canaveral

CAPE CANAVERAL, LA  NARRAZIONE D’ UN ASTRONAUTA
SINOSSI
Cape Canaveral, la narrazione di un astronauta – Romanzo non di genere
Prima di partire per la missione Lunare, Tom portò con sé, quasi come un’icona, la fotografia che mostra una vista della Terra, realizzata dall’Apollo 8 quando era in orbita intorno alla Luna, nel Natale del 1968. Non potè fare a meno di pensare come il suo precedessore che: “Di tutti i meravigliosi risultati raggiunti fino a ora dal programma spaziale, questa foto forse è la cosa più importante. Ci ha aperto gli occhi sul fatto che la nostra Terra è una bellissima e preziosa isola sospesa nel vuoto, e che non c’è altro posto per noi in cui vivere se non il sottile strato di superficie del nostro Pianeta, circondato dal nulla scuro dello spazio.”
Per cui ,insieme agli altri due colleghi, va ad elencare al giornalista, tutti i reperti che avevano trovato sul suolo lunare in quei giorni di permanenza, compresa anche la parte del Lem di servizio ed ancora zaini , soprascarpe, le stesse che avevano lasciato quell’impronta che poi risultò diversa da quella delle scarpe che i due astronauti indossavano all’arrivo in sede: una chiara smentita dello scoop sull’impronta Lunale di Armstrong . Ed ancora vari utensili , le targhe ricordo… Insomma si pose termine al racconto, o meglio alla radiocronaca, in diretta dalla Luna, dell’allunaggio, di Iuri e Ludmila con Tom rimasto nel modulo di comando a circumnavigare la Luna in attesa del “rendez-vous”. Tale è la fedeltà di cronista, nel suo racconto dell’accaduto . Poi si seppe, a futura memoria, che la missione di Armstrong e Aldrin era stata asseverata dal repertaggio dei due astronauti russi, con l’americano Tom Wash sulla Luna. E con simili prove si chiude anche questo tormentone di stampa e mass media, nel generare dubbi sull’allunaggio dell’Apollo 11. Dopo la gita a Yalta e l’intervista rilasciata da Tom e gli altri , anche ad un giornale russo in terra russa di Crimea, nessuno osò più mettere in dubbio l’avvenuto allunaggio sia della Missione Apollo 11 e tanto meno quella dell’ 11 bis.

 

ABSTRACT PIU’ CHE SINOSSI

Prima di partire per la missione Lunare, Tom  portò con sé, quasi come un’icona, la fotografia che mostra una vista della Terra, realizzata dall’Apollo 8 quando era in orbita intorno alla Luna, nel Natale del 1968. Non poté fare a meno di pensare come il suo precedessore che: “Di tutti i meravigliosi risultati raggiunti fino a ora dal programma spaziale, questa foto forse è la cosa più importante. Ci ha aperto gli occhi sul fatto che la nostra Terra è una bellissima e preziosa isola sospesa nel vuoto, e che non c’è altro posto per noi in cui vivere se non il sottile strato di superficie del nostro Pianeta, circondato dal nulla scuro dello spazio.”

Per cui ,insieme agli altri due colleghi, va ad elencare al giornalista,  tutti i reperti che avevano trovato sul suolo lunare in quei giorni di permanenza, compresa anche la parte del LEM di servizio ed ancora zaini , soprascarpe, le stesse che avevano lasciato quell’impronta che poi risultò diversa da quella delle scarpe che i due astronauti indossavano all’arrivo in sede: una chiara smentita dello scoop sull’impronta lunare di Armstrong . Ed ancora vari utensili , le targhe ricordo…

Insomma si pose termine al racconto, o meglio alla radiocronaca, in diretta dalla Luna, dell’allunaggio, di Iuri  e Ludmila con Tom rimasto nel modulo di comando a circumnavigare la Luna in attesa del “rendez-vous”. Tale è la fedeltà di cronista,  nel suo racconto dell’accaduto . Poi si seppe, a futura memoria, che la missione di Armstrong e Aldrin era stata asseverata dal repertaggio dei due astronauti russi, con l’americano Tom Wash sulla Luna. E con simili prove si chiude anche questo tormentone di stampa e mass media, nel generare dubbi sull’allunaggio dell’Apollo 11.

Dopo la gita a Yalta e l’intervista rilasciata da Tom e gli altri , anche ad un giornale russo in terra russa di Crimea, nessuno osò più mettere in dubbio l’avvenuto allunaggio sia della Missione Apollo 11 e tanto meno quella dell’11 bis.

Rino Fruttini, Nora Malfagia

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