– Annie e Robert: il naufragio del Titanic

Annie e Robert e il naufragio del Titanic - Rino Fruttini - Nora Malfagia - - Libro - Atile - | IBS

“Annie e Robert : il naufragio del  Titanic “

Siamo nell’anno 1928, a New York nel Long Island, un anno prima della crisi di borsa dell’autunno 1929. Il quartiere del Queens, nella zona ovest di Long Island, uno dei cinque borough della città di New York è noto soprattutto per la sua continua e rapida crescita di popolazione, dovuta a fenomeni di “gentrificazione”[1], per i parchi sul lungofiume e  per essere la sede di una vivace comunità artistica. Long Island City ha infatti la più alta concentrazione di gallerie d’arte, istituti d’arte ed atelier di qualsiasi altro quartiere di New York.

Una giovane donna di 25 anni, il suo nome è  Annie O’ Connor, tradisce il marito Robert Lefebvre, di 19 anni più anziano di lei , con un uomo più giovane, James, anche lui di genitori irlandesi. Annie e Robert sono uniti in matrimonio da circa 5 anni. Lui di famiglia benestante di Long Island. Lei lo ha sposato anche  per soldi. Robert ha 44 anni ed è un operatore di borsa, con un bel conto in banca. E’ collezionista ed esperto di opere d’arte; dipinti, dipinti d’autore in particolare. E’ intestata a suo nome  una fortuna mobiliare, con un bel contorno di immobili. Ma la crisi economica del 1929 è alle porte.  Annie  di origine irlandese, figlia di immigrati:  i suoi genitori erano sul Titanic; si imbarcarono nel grande transatlantico, al porto irlandese di Cobh. Era il primo viaggio inaugurale,  e rimase l’unico. Nel naufragio sull’Atlantico, dopo la collisione con un grande iceberg,  i suoi genitori perirono entrambi. Annie appena decenne, venne salvata perché affidata ad una delle donne, che riuscirono a salire sulle scialuppe di salvataggio. Sua madre, Margaret,  non vi riuscì. Il perché rimarrà un mistero, fino all’epilogo di questo giallo. Infatti, donne e bambini superstiti, dovevano essere  i primi a salire sulle scialuppe di salvataggio.

Spesso Annie  ricorda quei momenti terribili. Ne hanno plasmato il carattere, ora cupo, a volte apprensivo, quello di ora, di donna sposata, acculturata all’arte ed alla moda degli anni ’20. E’  molto bella, con sprazzi di vivacità, in  un carattere altrimenti chiuso e introverso. Lui, il marito,  è figlio di un uomo d’affari, anch’egli agente di borsa.  Abitano nella villa di famiglia di lui, a Long Island, vicino a quella di Jay Gatsby, l’uomo icona del romanzo di Francis Scott Fitzgerald.

Ad un certo punto il matrimonio si incrina. Lei si fa un amante. In fondo ha sposato il marito per interesse. Ma non sappiamo quanto sia elevata la responsabilità di questa incresciosa  situazione; di lui perché a sua volta, dopo così tanto vagare per il mondo, cade poi nella convinzione di aver ritrovato la fiamma della sua gioventù del Campus universitario ; o di lei, perché  a seguito del trauma psichico vissuto nel naufragio  del Titanic, è alla ricerca di compensi affettivi, intensi e protettivi , che si ripercuotano in modo alternato, come la corrente, non solo nella sfera della sessualità repressa, sebbene nell’equilibrio psichico, del pensiero e del comportamento.

La scena del romanzo, in continuo movimento, per i riferimenti storici che il lettore si trova nel suo percorso di lettura, come la villa del vicino , Jay Gatsby; e poi la vicenda del Titanic, quasi un giallo, per se stesso. In tali scenari la storia  dei due personaggi, i coniugi Lefebvre, si ingarbuglia continuamente, in recidive tonalità, acute e persistenti del dramma della vita. Esse portano il romanzo a vagare, come un incubo  da thriller, nella cruda descrizione di azioni, a volte  raccapriccianti, e poi a decantare nel giallo tradizionale della trama cervellotica all’Agatha Christie.

I due protagonisti si sono conosciuti in un incontro fortuito al New York Harbor, nel corso di una passeggiata fin quasi sotto la statua della Libertà. Il traghetto, dal porto all’isolotto fu galeotto.  Lei, Annie, è lì, alla ricerca, con la memoria delle vivide immagini del suo arrivo in America, delle sue origini di immigrata irlandese, frantumate nella disgrazia del Titanic, con la perdita dei suoi genitori. Lui, Robert, imprenditore rampante,  vuole  capire come la storia del “Grande Gatsby” si sia  insinuata in quella della sua vita  e dei suoi genitori, sempre alle prese con viaggi, di partenze e ritorni, con la statua della Libertà a scandirli nel suo vissuto.

L’amore di coppia nella società di Long Island si alimenta di continui ammiccamenti, seguiti da corteggiamenti sempre più leggiadri ed esasperati, per sottomettere ed inibire l’oggetto delle manifeste brame. E poi, ottenuto lo scopo, sotterfugi anche infingardi, tutti ingredienti dell’ingelosimento, per aggredire la passione del desiderio e vivificarlo nel tempo. L’isolamento, la soddisfazione di un relax , lontano dalla bagarre della city  può essere una soluzione una tantum.

Non è facile per due sposi, in una comunità così complessa ed estroversa, mentre va ad impattare con  la grave crisi del 1929, mantenere la barra diritta dei propri sentimenti . Soprattutto se la loro unione è frutto anche di valutazioni di interesse e di “status symbol”.

Infine la conoscenza di come la tragedia del Titanic si fosse riverberata nei loro destini di sopravvissuti inconsapevoli, si rivelerà come l’incredibile scoop di tutta la loro storia in tragico epilogo.

Rino Fruttini, Nora Malfagia

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[1] Parola composta che deriva da gentry ‘piccola nobiltà’ (e per estensione ‘alta borghesia’) con l’aggiunta