Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: venerdì 21 luglio 2017 17:24
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: La metafora della tenda e le analogie editrici, Il Popolo d’Italia e Libero
Caro Vittorio,
sto leggendo il primo volume di De felice “Mussolini e il fascismo” e molto mi incuriosisce la parte in cui , da direttore dell’Avanti ,Benito si dimette per fondare Il Popolo d’Italia.
Mutatis mutandis, ti ci rivedo nella tua personalità libertaria e un po’ anarchica per metterti in gioco in una nuova impresa, come fu quella del passaggio da Il Giornale a Libero.
Poi mi pregio documentarti di una primizia che , giusto la mia fervida mente di ricercatore poteva rilevare nel mazzo dei reperti della storia. Nell’ottobre del 1917 quando divampò la polemica fra interventisti socialisti, al governo e fuori, e liberal monarchici , promotori di una pace separata con la Germania, Mussolini contrarissimo a tale ipotesi , sebbene al fronte , scrisse un fondo dal titolo “La tenda”, “ in cui si affermava :
Ebbene , la metafora mussoliniana della tenda non è proprio quella di Prodi quando proclama di attendere al varco, con la sua “canadese a quattro posti “, Renzi & Company, per fargli le scarpe insieme alla sinistra Bersaniana- Pisapiana-Civatiana ed altri comprimari?
E le vicissitudini di Benito, neo direttore de il “ Il popolo d’Italia” non sono assimilabili alle tue , per analogia, quando veniva accusato di interventismo, lui neutralista della prima ora sulla grande guerra, poiché il suo giornale veniva finanziato dal sindacato francese, con la Francia in guerra ? Solo che Libero sembra sia sostenuto con risorse nazionali , da editori abbastanza “puri “ e poi non c’è una guerra in corso !
Con affetto,
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RINO FRUTTINI