De: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Enviada em: domenica 14 maggio 2017 08:20
Para: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Assunto: Ancora sul fenomeno dell’idiozia
Caro Vittorio,
è indubbio che ormai l’esercizio della creatività nei titoli di Libero è un cult che mi trova pienamente favorevole. C’è un rischio. Di dare una sintesi immaginifica, quasi dannunziana di emerite cazzate. Soprattutto se al titolo segue una carrellata di esegesi storico agiografiche dei soggetti che negli ultimi anni hanno partorito per partenogenesi l’albero genealogico della nuova europa , dei suoi trattati e della moneta unica. Caro Vittorio , tu pensa che sarebbe stato dell’Italia, prima repubblica, dopo la fine DC e suoi alleati sottoposti all’assedio di un bischero, come Di Pietro, l’unico ad avvalersi di strumenti informatici, per incrociare dati e bilanci e sottoporre l’establishment politico-affaristico di quegli anni all’algoritmo di funzioni che ne accertavano procedimenti e prassi illegali. Ora c’è Grillo che, sempre con il plus della cibernetica, mette in crisi la partitocrazia corrente, e dimostra, in base a risultati elettorali e sondaggi di controllare illusioni, attese e riscontri di una buona aliquota di italiani del “click up”.
Ebbene, caro Vittorio, né tu né io siamo al passo di tali sviluppi delle moderne tecniche della formazione e/o manipolazione del processo di formazione delle idee politiche e delle decisioni elettorali della base informatica, ma pur sempre ignorante degli italiani. Ma almeno, ragioniamo un po’ prima di emettere titoli, articoli e foto sui personaggi della storia economica degli ultimi decenni che non producono alcun risultato. Ad esempio, affermare come fa Zulin nell’articolo di sabato:
RIPORTARE ESTRATTO DELL’ARTICOLO
è una una stupidaggine. Il debito era già a livelli insostenibili per entrare nel consorzio di una moneta comune come l’euro e l’unica soluzione, per evitare il tracollo certo della lira,se rimasta fuori dell’ Euro, era sottoporre i nostri BOT alla valutazione del mercato, così come fecero gli altri partner della UE.
Tuttavia la questione del debito pubblico conseguente alla formazione drogata della ricchezza è molto semplice, nell’analisi. Molto meno nelle soluzioni. Gli italiani dal 1970 ad oggi hanno avuto numerose chance di evoluzione del proprio tenore di vita. Sono stati beneficiati di un trend di reddito che non sempre ha prodotto nuova ricchezza in investimenti ed occupazione (imprese) ma spesso capitalizzazione in risparmio e patrimonio (famiglie). Ora manca la fiducia nell’intrapresa, soprattutto dei giovani che, anziché mettere a frutto le capacità formative acquisite nel loro paese, con l’impegno e l’investimento dei loro genitori, si spostano dove l’offerta di lavoro non solo esiste, ma è più articolate e allettante che nel loro Paese. Poi c’è il fenomeno dell’Idiozia degli italiani il quale , caro Vittorio, ha assunto un ’immagine come quella dell’” aria “del Barbiere di Siviglia :
La calunnia è un venticello
Un’auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S’introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d’orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un’esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l’aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.
Te la propongo per intero per comprendere come sia attuale . Basta sostituire calunnia con idiozia e lo scenario si manifesta in tutta la sua attualità. Soprattutto in due punti:
- REFERENDUM SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE
- REFERENDUM ALITALIA.
E qui mi taccio, non senza averti prima inviato i miei migliori saluti,
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RINO FRUTTINI