“Abbiamo fatto l’Italia. Si tratta adesso di fare gli italiani”

Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: domenica 23 aprile 2017 11:07
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto:Abbiamo fatto l’Italia. Si tratta adesso di fare gli italiani”

 

Caro Vittorio,

con l’articolo di fondo di ieri (“La pretesa dei cattolici…”) hai vinto il premio , insieme alla redazione di Libero, dell’incoerenza e dell’”over all feeling” : l’ andare dove tira il vento, senza una barra di orientamento “. O meglio: andare alla Burchia (Hai letto il mio libro?).

Ce l’hai , giustamente con l’immigrazione  e quello che comporta nelle conseguenze  sulla sicurezza , sugli squilibri demografici e delle risorse economiche e soprattutto nelle distanze  delle due religioni, la cattolica e la musulmana. Ma poi ti scagli con quei preti che fanno suonare le campane a morto, giusto il tempo di apprendere che la Camera dei Deputati ha approvato il testo della legge sul “biotestamento”. Caro Vittorio, se c’è il pericolo di una riconversione della nostra civiltà occidentale ai parametri ancestrali del Corano è proprio la mancanza di una “barra di orientamento” che non può non essere quella cattolica. Tanto più che nessun Papa è stato così laico come l’attuale Pontefice, il quale arriva con una semplice frase a mettere il dito nella piaga della nostra (Tua e mia) incoerenza: “E’ vero: noi siamo una civiltà che non fa figli, ma anche chiudiamo la porta ai migranti. Questo si chiama suicidio”.

E qui si apre una questione esistenziale  e una risoluzione politica  della quali né Tu ne io possiamo delinearne una strategia. Ci vuole la politica dell’Europa che sappia governare.  Ma fin tanto che viene dileggiata nella sua pratica vigente, magari con assurde preconizzazioni di una “liretta” come quella  della svalutazione competitiva, siamo molto lontani da una soluzione.

E veniamo ad un altro focus della Tua incoerenza : il referendum consultivo sull’autonomia delle tre regioni governate dal Centro destra .  Tu stesso hai lamentato la poca o nulla solidarietà  dell’Europa con l’Italia che , per innescare la ripresa economica con nuovi investimenti deve racimolare quel che rimane da un esoso “fiscal drag” e rischiare di morire di austerità nel governo del bilancio d’esercizio.  Giorni or sono ha fatto scalpore la metafora del presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem: Durante la crisi dell’euro i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i Paesi più colpiti. Come socialdemocratico do’ molta importanza alla solidarietà, ma hai anche degli obblighi, non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto”.Ebbene, mutatis mutandis , la stessa frase con il suo concetto è parte integrante della politica che sta dietro ai referendum richiesti da Liguria, Veneto e Lombardia. Ed a questo punto mi domando quale coerenza possa avere il Tuo amico Matteo Salvini nel momento in cui si presenta a Napoli a sollecitare voti e consensi al partito della Lega Nord. Basta osservare quello che accade a Pontida con le manifestazioni dei terroni contro il Carroccio. Come diceva Ghino di Tacco , alias Bettino  Craxi : “ A brigante, brigante e mezzo” . E qui si potrebbe aprire un siparietto sulle analogie Renzi/Craxi nella storia della sinistra.

Con ciò non intendo dire che il Sud non sia sprecone e incapace di trovare un punto di equilibrio nel  rapporto costi/benefici e/o ricavi, sintetizzati nel suo PIL, sempre divaricato rispetto a quello del Nord. Dico semplicemente che purtroppo , dopo oltre 150 anni dall’unità d’Italia ancora è attuale l’amara constatazione di Massimo d’Azeglio “Abbiamo fatto l’Italia. Si tratta adesso di  fare gli italiani”.  Ricordo che negli anni ’80, nel periodo in cui ero responsabile della segreteria tecnica del sottosegretario Giuseppe Galasso  al  Ministero del Mezzogiorno collaborai con la Svimez per sviluppare il Rapporto sull’economia del Mezzogiorno. Per ben tre anni consecutivi emerse che Il Mezzogiorno si sviluppava  con incrementi annui di PIL superiori a quelli del Nord.  Due leggi ne erano la concausa  la legge sull’ammodernamento e la riconversione industriale (64/’86)    e la legge sulla nuova imprenditorialità giovanile (44/’86). Poi l’effetto si smorzò piano piano e il trend di invertì quando Pagliarini, della lega nord divenne ministro del bilancio con il governo Berlusconi.

Con ciò non intendo dire che il Mezzogiono si trovi nella situazione di ora per colpa di Berlusconi. Dico semplicemente che la nostra politica economica è sempre stata  condotta con strattoni di “Stop and go” a seconda del vento che tira. Quel “over all feeling”, caro Vittorio che Ti porti (ci portiamo) dietro dai tempi di d’Azeglio, buon’ anima.

Tuo Aff.mo

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RINO FRUTTINI