PROGETTO “HUB ARTIGIANATO TUTOR SHOP”
PREMESSA
Il titolo: “Hub artigianato Tutor shop” significa realizzare un “hub” ovvero un’interrelazione funzionale fra vari soggetti di comuni interessi per il conseguimento di un obiettivo progettuale. Che poi diviene quello finale di marketing: lo shop del prodotto finito dell’artigianato locale di qualità, con le risorse dell’incoming turistico e dell’e-commerce.
Il Centro Storico di Perugia, inteso come Acropoli compresi i cinque rioni, possiede alcune potenzialità adatte ad innovare attività economiche di moderna organizzazione d’impresa artigiana.
La sua tradizione medievale e rinascimentale di Città d’Arte, ricca di artisti ed artigiani, è connotata dalle numerose antiche botteghe dell’artigianato, anche artistico, da tempo dismesse .
Su tale assetto patrimoniale-strutturale di aggregazione socio-economica, in buona parte obsoleto, è imperniata tutta l’organizzazione dinamica della vita che in esso si svolge quotidianamente: residenze, commercio, servizi pubblici, attività artigiane residuali, sedi istituzionali e di rappresentanza, pendolarismo, turisti con i loro arrivi, presenze e permanenze alberghiere ed extra alberghiere .
Financo gli eventi più noti, come festival di massa – Eurochocolate e Umbria Jazz- Perugia 1416: Braccio Fortebracci- e molte altre manifestazioni culturali e di ordinaria curiosità mass mediatica, come il Festival del Giornalismo ed i frequenti mercatini del calendario delle festività religiose, sono immersi e contagiati da un’atmosfera di storia e civiltà perugina che ne supporta e condiziona il successo, di critica e di pubblico. Non a caso Luisa Spagnoli, pioniere dell’imprenditorialità femminile nei primi anni del ‘900, dette l’imprinting e il nome di “Perugina” alla “ragione sociale” della sua prima azienda: “Società Perugina per la Fabbricazione dei Confetti”.
Col tempo il centro storico di Perugia, e l’acropoli in particolare, ha perso un po’ del suo fascino di “salotto buono” della città, secondo le istanze e le esigenze dei “beccherini”, la classe nobiliare, del Collegio del Cambio e la laboriosità della classe dei “raspanti “: artigiani, commercianti ; i primi famosi per il loro duce e condottiero Braccio Fortebracci ; i raspanti invece avevano come riferimento gerarchico un altro condottiero, capitano di ventura: Biordo Michelotti. I due valorosi condottieri, ciascuno per la propria parte, erano funzionali alla bisogna soprattutto quando gli uni o gli altri delle due fazioni erano costrette a fuoriuscire dalla città, per carenza di potere, nelle maglie di una fortuna capricciosa e “sussultoria” fra le due esigenze ed attese.
Oltre a note positive, ve ne sono da rilevare anche negative; ed ineccepibili, data la testimonianza che si riporta di seguito. Quindici anni fa il Dr. Fausto Cardella, allora PM a Perugia, poi Capo della Procura della Repubblica de L’Aquila, attualmente Presidente della Fondazione Umbria Contro L’Usura denunciò l’entità preoccupante e in netto incremento dello spaccio di droga, in particolare nel centro storico di Perugia. “… reprimere non basta. Ecco perché bisogna decidere che tipo di frequentatore del centro si vuole avere. Se si accetta di trasformare l’acropoli in un grande caffè a cielo aperto, non ci si può poi stupire del fatto che venga invaso da gente col bicchiere in mano o in cerca di stupefacenti“. Ed inoltre suggerendo come rimedi strutturali ” Politica residenziale e decoro del centro. Ecco, decoro. Se questo è l’obiettivo: riportare famiglie, professionisti e anche un certo tipo di attività commerciali in centro, bisogna intervenire e non tollerare più che alle 2 del mattino ci sia chi suona il tamburo sulle scale del Duomo o chi occupa le piazze trasformandole in un’immensa pattumiera…”. “Più cultura e meno kebab?” Domanda il giornalista. E Cardella risponde “Non sono razzista. Ma il fatto che ce ne siano tanti è un’ulteriore prova che qui gravitano molti clienti di quel target. Intendiamoci, a me non dispiace avere gente giovane in giro la sera. Mi dà molto fastidio però svegliarmi la mattina e vedere la piazza lastricata di cicche di sigarette, bicchieri di plastica e bottiglie vuote. A proposito, che fine ha fatto l’ordinanza che vietava di girare con le bottiglie in mano?”.
Ecco rilevate in poche righe pregi e difetti del Centro Storico di Perugia
ALCUNE ANALISI CRITICHE PER FOCALIZZARE IL FENOMENO DI AMMODERNAMENTO, RISTRUTTURAZIONE E RICONVERSIONE DELLA DESTINAZIONE DEI “LOCI”[1] DEL CENTRO STORICO. COME È STATO E COME DOVREBBE ESSERE RISPETTO ALLE SUE POTENZIALITÀ
Il Centro Storico di Perugia ha ormai acquisito una precisa conformazione antropologica e organizzativa[2]. Da una parte una popolazione di residenti, fatta ad esempio da studenti, single, anziani soli o comunque famiglie di un solo componente, che non è aumentata, dall’altra la grande crescita di coloro che per necessità o per scelta hanno deciso di lavorare in centro e di altri che lo frequentano per cultura, festival, turismo. Sono temi di stretta attualità per l’acropoli perugina, dove si è registrato negli anni scorsi, il pressing del mondo del commercio per un restringimento della Ztl.
Le famiglie residenti: il 58 per cento delle famiglie è composto da un solo componente, dato che piazza il capoluogo al quarto posto in Italia. Queste famiglie sono 2.863 in tutto, con un aumento del 15 per cento durante il periodo considerato (36esima posizione in Italia). La popolazione straniera è l’11 per cento del totale. Complessivamente i residenti sono 5.242, appena un centinaio in più rispetto a dieci anni prima, con un trend di aumento della popolazione giovanile che vale la metà classifica; a fare da contraltare il pesante calo della popolazione anziana: 1.098 in meno, in percentuale tra i più elevati. «I centri storici oggi sono abitati stabilmente da single, anziani soli, studenti, separati con figli o coppie senza figli. Non è più la famiglia a far vivere questa parte di città. Roma con il 62% delle famiglie residenti nel centro storico composte da un unico componente emerge tra tutte, seguita da Genova, Bologna e Perugia nelle quali si attestano al 58 per cento».
Lavoratori del Centro Storico : l’altro fenomeno che merita un approfondimento è l’aumento di coloro che lavorano in centro. Addetti a imprese, istituzioni e associazioni non profit sono 12.534, 4 mila in più rispetto a dieci anni prima, il 47,6% in più contro una media nazionale che è sotto il 20%. Perugia in questa classifica nazionale è 22esima con 2,4 addetti per ogni abitante contro una media nazionale pari a 2,2.
Studenti: in tanti, proprietari di abitazioni, hanno deciso di affittarle, spesso frazionandole e creando dunque più camere, adatte per gli studenti. In totale, sono 3.650 abitazioni per 374 mila metri quadrati e un valore di 674 milioni di euro. Di queste, 955 sono occupate e, secondo dati del 2016, Perugia è 15esima in Italia per lo scostamento che c’è tra il prezzo medio delle abitazioni del centro e quello del resto dell’area urbana (1.943 euro a metro quadro, il 30 per cento in più).
Spopolamento : per molte delle analisi oggi disponibili lo spopolamento dei centri storici è l’elemento più visibile della crisi attuale, anche se non il solo. E tuttavia, ad un esame più attento, il quadro complessivo appare diverso. I dati sui 109 centri storici mostrano infatti che vi sono da una parte realtà che stanno attirando popolazione, dinamiche e in piena trasformazione, mentre altri centri storici sono in crisi profonda, in stato di abbandono, con gravi problemi gestionali e occupazionali. «I dati che l’indagine ci offre sono sufficienti a sollevare l’allarme per una situazione in rapida e continua trasformazione. Senza una nuova politica per i centri storici, le dinamiche individuate dalla ricerca potranno portare, nel giro di un decennio, a squilibri gravi e irreversibili».
UN PROGETTO PER IL NUOVO CENTRO STORICO DI PERUGIA: SPUNTI METODOLOGICI E CONCETTUALI DI “SMART CITY” PER SCHEDE OPERATIVE DI RAPPRESENTAZIONE ANALITICA E STRATEGICA. STRUMENTI DEL DECRETO “SMART CITIES AND COMMUNITIES” PER IL RILANCIO DEL CENTRO STORICO DI PERUGIA.
- Premessa Metodologica
Un progetto “Smart city -Centro Storico di Perugia” deve fare perno sui risultati di specifiche ricerche, volte ad indagarne gli aspetti demografici, sociali, urbanistici ed architettonici, economici, culturali. In esso vanno fatte due distinzioni. La prima di progetto estetico- architettonico-strutturale, ovvero il contesto di scenario, necessariamente statico, in cui si andrà a movimentare e storicizzare l’evoluzione social-popolare dei comprimari che riparte dalla narrazione rinascimentale del Pellini prima e ottocentesca del Bonazzi poi, per giungere, attraverso la parentesi pre e post bellica del’900, fino a giorni nostri.
L’altra distinzione sarà rappresentata dal progetto, nella sua implementazione di proposte e contenuti in chiave di marketing territoriale: si parte da una corretta analisi fra offerta attuale e potenziale di merci e servizi, per correlarla alla analoga domanda dei soggetti di cui ai precedenti punti evidenziati.
Si eviterà, in sostanza, di concludere proposte di innovazione struttura e/o infrastrutturale, senza aver prima focalizzato nel centro di interesse “centro storico”, le funzioni socio-economiche che possano dar vita al dinamismo di una sua ripresa. Una particolare attenzione sarà pertanto dedicata allo studio delle attività economiche (private e pubbliche), culturali e ricreative insediate secondo i seguenti parametri: i campi di indagine, le metodologie seguite, i risultati ottenuti. I risultati delle indagini saranno svolti mediante la metodologia dell’analisi Swot (l’acronimo sta per Strengths, weaknesses, opportunities, threats) atta a fornire uno schema logico molto efficace e soprattutto rispondente all’esigenza di interpretare e portare a sintesi i risultati delle indagini svolte, delle informazioni raccolte ed anche delle indicazioni emerse nei focus group e nelle altre occasioni di consultazione dei cittadini. Con l’analisi Swot si rilevano ed evidenziano: punti di forza o debolezza: per l’analisi delle risorse ; fattori di impedimento o di successo : per il conseguimento dell’obiettivo della strategia, concretizzabili nell’identificazione delle categorie di soggetti interessate al miglioramento della qualità della vita nel centro storico e all’innovazione delle opportunità di business. Soggetti che evidentemente si identificano in altrettanti obiettivi progettuali. La metodologia che verrà eseguita, per sviluppare le funzioni operative di ricerca industriale e sviluppo sperimentale sarà quella del marketing research, propria della dinamica aziendale, volta a ricercare nuove forme di diversificazione di prodotti, di riconversione industriale e soprattutto di innovazione di impresa. In tale senso diamo per scontato che, al momento in cui la ricerca e la sperimentazione avrà dato un esito positivo e propositivo alla strategia da intraprendere, ci sarà pieno “accordo che definisca con chiarezza gli aspetti relativi alla proprietà e all’utilizzo dei risultati.” Il quadro interpretativo della realtà che ne risulterà, ci porterà una sorta di mappa cognitiva, cui rapportarsi al momento di svolgere l’analisi di scenario, sulla quale elaborare una strategia di rilancio del centro storico perugino che terrà conto della metodologia di project management del WBS (work breakdown structure) , già collaudata in altri progetti finanziati dal Mise e dal Miur , necessaria per programmare e gestire il progetto di riqualificazione del centro storico, secondo un preventivo di Piano di Sviluppo Cittadino, per una contaminazione privato/pubblico basata su una contabilità costi/benefici con la quale il rapporto economico di convenienza spese/costi, viene integrato dal parametro di valutazione del valore aggiunto : che deriva dalla coniugazione “benefici sociali” compatibili, se non sinergici verso la redditività di capitali privati e pubblici, investiti nella realizzazione del progetto.
- Schema dell’Analisi Swot propedeutica allo sviluppo delle funzioni del marketing research
L’analisi Swot si svilupperà dunque prendendo in considerazione due piani, uno di carattere spaziale, distinguendo tra ambiente interno e ambiente esterno, e l’altro di carattere temporale-dinamico distinguendo le funzioni di attività tra passato, presente e futuro. L’incrocio dei piani di analisi porterà ad identificare punti di forza e di debolezza, riferiti all’ambiente interno nella situazione attuale, nonché opportunità e minacce, ampliando la considerazione al futuro e all’ambiente esterno, ovvero al più generale contesto territoriale, economico, sociale, …, con cui il Centro Storico interagisce (il resto della città, la realtà provinciale, quella regionale, ecc.).
L’esplicitazione di tali elementi è funzionale all’elaborazione delle seguenti linee di evoluzione della strategia:
– esaltare i punti di forza del contesto locale, sintesi della correlazione strutture/funzioni (Plus) ;
– minimizzare ed elidere i punti di debolezza laddove esiste la correlazione strutture/funzioni (Minus) ;
– approfittare delle opportunità che si potranno presentare, anche secondo il bench marking (Fattori di successo) ;
– cercare di contrastare le minacce future, in relazione a ipotesi (Fattori di vincolo).
L’analisi del Centro Storico sarà
articolata in sette ambiti:
- la popolazione
- le attività
- la qualità urbana e la coesione sociale
- le infrastrutture e la mobilità
- università e ricerca
- il sistema culturale e il turismo
- indagine sul rapporto Città e il Centro Storico.
I FATTORI ATTRATTIVI DI UN CENTRO STORICO DI ORIGINE ETRUSCA, ANTICO MUNICIPIO CON STRUTTURE MEDIEVALI E RINASCIMENTALI. GLI EVENTI E LE MANIFESTAZIONI DI VARIA CULTURA E POPOLARITÀ
A prescindere da un progetto di ricognizione, secondo le categorie indicate nei paragrafi precedenti, vanno rilevati alcuni fenomeni che contraddistinguono il Centro Storico di Perugia, rispetto a quello di altre città, adatte a confronti omogenei per le categorie economiche che li contraddistinguono. Essi sono:
Umbria Jazz: La creatura di Carlo Pagnotta divenne ben presto un fenomeno di aggregazione sociale, di rivendicazione di spazi e idee anticonformiste, a connotare il free-rock , il ribellismo dei giovani, ancora alle prese con le gravi contraddizioni e intemperanze rivoluzionarie del ’68. Prima, dunque, la lettura politica e l’interpretazione sociologica dell’evento, e poi la percezione del suo afflato musicale, con il suo potere di evasione, quasi mistico, dalla banalità del quotidiano della società capitalista. D’altronde la religione, agli antipodi del jazz, si rivelò il mezzo più efficace per neutralizzare lo schiavo, che nei vincoli della sua negritudine, aveva la facoltà di spostarsi solo per recarsi sui luoghi di lavoro e in Chiesa. Proprio qui nacquero i canti religiosi come lo Spiritual e il Gospel , che avevano preso spunto dai camp meetings dove gli africani, deportati in America, avevano esternato il loro patrimonio musicale. Lo spiritual fu all’origine di molte forme musicali, che avrebbero dato il via allo sviluppo del jazz. Tra queste molte erano legate al mondo religioso. “L’avventura americana, esaltante o traumatica che sia, e con le infinite sfumature intermedie, nasce nel segno del binomio musica-religione, e, all’inizio al suono povero ma puro, semplice nell’assolo, avvolgente e circolare nella dimensione del coro, della voce umana”.[3]
Nel tempo il jazz divenne un fenomeno di massa e, da espressione musicale di élite, si contaminò in un’alchimia di note e ritmi, con altre musiche country , provocando il prodotto di uno dei meticciati culturali più articolati e sincretici mai verificatisi. Del resto, afferma il critico Guido Michelone: “I confini li tracciano più i critici che i musicisti; Miles Davis si è esibito nel mitico raduno dell’isola di Wight insieme ai grandi del rock”.
Nonostante le radici comuni, non si può di certo dire che tra jazz e rock ci sia stato un amore a prima vista. La differenza di età, circa mezzo secolo, ha giocato il suo ruolo nella diffidenza con cui il jazz ha guardato il genere più giovane. Ma tale fenomeno culturale , così pregno di attrattiva fonetico – comportamentale sulla generazione dei giovani degli anni ’70 fu oggetto di particolare attenzione del gotha culturale del PCI perugino. Fondamentale fu l’articolo del maggio del 1975 pubblicato nella rivista diretta da Pio Baldelli “ Umbria Rossa” a determinare una scelta di campo verso l’evento di Pagnotta, un uomo allora non sicuramente schierato a sinistra, ed a trovare in Umbria Jazz “la possibilità di recuperare il jazz negro, il jazz con valenza politica… al rivoluzionario del ghetto negro in America, anche perché emarginato dai fatti ed auto marginato dalla propria lotta politica dal consumo”. Tuttavia di tale potenziale, secondo il criterio culturale e, nello specifico, musicale, Baldelli non intravede alcuna prospettiva per il suo movimento di Lotta Continua. Che, anzi, riduce la manifestazione, nei suoi prodromi musicale e orchestrali , alla dimensione della “Perugia Big Band” , vista nel profilo di allora, ovvero ”…la banda musicale anticontadina dei “ceti medi “ (al posto di “mira il tuo popolo” qualche pezzo di Duke Ellington, al posto della cultura del vino la sub cultura del whisky, al posto del rischio del pacchiano, il kitsch)”.
Eurochocolate “Un centro storico, con off limits anche ai residenti, paralizzato per almeno 15 giorni, in balia di inquinamento acustico a tutte le ore del giorno. Si resta basiti di fronte ad un’invasione incredibile di amanti del cioccolato disposti a spendere più del 25% rispetto al vero prezzo di mercato. Provate a intervistare i residenti del centro storico e chiedere loro che ne pensano di questa Kermesse che io definisco la “Guarducci’s business”. Inteso che l’acropoli perugina, con le sue caratteristiche di antico borgo medievale, perché di una tipologia urbana ad antico compound medievale si tratta, non può sopportare a lungo che orde di turisti del “mordi e fuggi”, veicolate ai vari eurochocolate, mercatini, festival consumistici, sagre paesane, e quant’altro di pseudo folklore la invadano o con il parcheggio selvaggio o con elevate punte di sbarchi delle corse del minimetrò; il quale solo in tali pazzesche giornate trova una cesura alla sua solitaria quanto inconsueta, contraddittoria e convulsa collocazione funzionale. Di fronte al quale , tanto di cappello per come è riuscito in 20 anni a consolidare il coinvolgimento (coatto) di soggetti che dal suddetto business non ci hanno guadagnato alcunché. Ancora oggi non so rendermi conto perché né a Modica né a Torino non ci sia sato il suddetto “Guarducci’s business” di Eurochocolate. O forse me ne rendo conto, ed ho una risposta: non tutti i soggetti hanno l’anello al naso come noi perugini. Che osanniamo il Guarducci di un’Eurochocolate dove poco più di tre erano gli espositori locali, e poi ci facciamo soffiare sotto il naso una Perugina che, questa si, era una realtà che dava lavoro e prestigio alla città con la gamma delle sue confezioni, la diversificazione dei suoi prodotti in tutte le tecnologie del cioccolato e dei prodotti da forno, la capillarità dei punti di vendita acquisiti in Italia e nel mondo, ed un livello di qualità da leadership. Ed infine domando agli interessati: “cui prodest” tutto questo ambaradam da fiera del sottosviluppo. Ed infine una proposta: perchè Guarducci non tenta di fare un scalata di imprenditori perugini e riprendersi la Perugina da una Nestlè che sarebbe ben lieta di sbarazzarsene, una volta per tutte?”
Era questo il mio commento alla manifestazione annuale della fiera del cioccolato svolta ad ogni ottobre da ormai tre decenni nell’acropoli. L’anno scorso (anno 2021) Guarducci ha trasferito opportunamente gli stand al Centro fiere di Bastia Umbra; location adatta a questo tipo di fiera-mercato. Mentre con la recente manifestazione pasquale, che ha coinvolto le botteghe dell’acropoli, e ben il 50% di tutti gli artigiani del dolciario, presenti nella kermesse, di provenienza e sede di attività perugina o limitrofa; e gli artisti pittori con un abbinamento : un pittore che dipinge uova di Pasqua in postazione contigua a quella di ciascun negozio-bottega dell’acropoli, quasi un gemellaggio commercio-pittura, in cui il titolare del negozio, quasi una bottega d’artista con la creatività del pittore in piena attività, ne diviene il suo “tutor”. Poi l’uovo, una volta realizzata la kermesse artistica di due giorni, tutta all’esterno nelle strade dell’acropoli, viene lasciato in dotazione nella vetrina del negozio ospitante, a ricordo della manifestazione. Per ore attenti a dipingere paesaggi, fiori, sfumature dai mille colori in uova pasquali di ceramica alte non più di 30 centimetri. 67 artisti hanno preso parte all’estemporanea di pittura nel centro storico di Perugia sabato 9 aprile. L’evento, promosso dalla Confraternita del Sopramuro con il sostegno di Perusia Futura e dei commercianti della zona, era in programma lo scorso fine settimana ma è stato posticipato causa maltempo, così ieri dalle 10 alle 18 i partecipanti , oltre 60 si sono posizionati di fronte a ciascun negozio loro assegnato di corso Vannucci e dintorni per decorare, ciascuno secondo il proprio stile, le uova realizzate dall’azienda derutese Vitali.
DALLA NARRAZIONE DELLA MANIFESTAZIONE “L’UOVO D’ARTISTA” NELL’AMBITO DI EUROCHOCOLATE VIENE SPONTANEA UN’ALTRA IDEA : “GLI ESERCENTI DEL CENTRO STORICO TUTOR E MALLEVADORI DI INNOVAZIONE D’IMPRESA ARTIGIANA”
Buona parte dei negozi del centro storico perugino, provengono da una storia di botteghe artigiane. C’è molta letteratura a tale riguardo. Buon ultimo il mio libro: “Come sboccia un amore e un mestiere. La casa&bottega dell’enclave al rione di Porta sant’Angelo”.
Gli artigiani dei primi decenni del ‘900 erano: armaroli, banderari ( https://www.banderari.com/banderari/), tappezzieri, calderari, calzolari, canapari, chiodaroli, doratori, ebanisti, intarsiatori, cappellari, fiammiferai, fabbricanti di organi, bilanciari, facocchi, fabbri, fotografi, falegnami, fonditori di metallo, gioiellieri, intagliatori di legno, meccanici, occhialari, orologiai, orefici, ottonari, stagnari, sarti, sellari, scalpellini, tornitori, tipografi, tintori e verniciatori. Tra gli ambulanti gli ombrellari, gli imbianchini, i materassai, gli arrotini che prestano la loro opera a domicilio. Ed ancora, fra le primarie attività manifatturiere di filiera, anche con l’agricoltura di prossimità, quelle della pelletteria, della sericoltura, con filande e tessitura della seta, e quella agroalimentare della norcineria, intarsiatore, conciatore, ciabattini, liutai, pittura a fuoco su vetro, legatori di libri, bilance e bascule, orologiaio, fabbrica di corde armoniche, fabbrica d’organi, pastifici, fabbrica tessuti e orditura di la lana. Tintore, la modisteria, mestieri della maglieria, Le «sartrici» assommano ad una cinquantina, sparse al centro e nei rioni. L’arte del merletto, oltre ad essere largamente praticata nei monasteri, viene esercitata anche da abili ricamatrici. Telai per tessitura , l’apicoltura. Il mestiere nei settori del tessile, conceria, pelletteria, arredamento, agroalimentare. [4]
Ogni negozio del centro storico potrà fornire un suo background con specifici riferimenti merceologi e di mestiere alla sua attività. Il suo titolare diverrà il tutor del nuovo soggetto, potenziale artigiano. Tale funzione, mallevatrice di un miniprogetto di impresa artigiana sarà poi l’abbrivio per integrare il listino e la merceologia del negoziante tutor con ottimi prodotti dell’imprenditoria artistica locale; e soprattutto sarà parte distintiva di un’offerta che personalizza il negozio e la sua mercanzia , nell’insieme della altre analoghe proposte in altri settori merceologici e tutta l’offerta dei negozi ed degli artigiani perugini.
Occorre poi trovare il soggetto , o più soggetti fra loro in disponibilità ed attitudine di collaborazione di attività artigiana , che abbia un minimo di interesse ad intraprendere un percorso di progettazione d’ impresa artigiana nell’ambito dell’incubatore, secondo il progetto che segue. Inoltre si potrà già fin d’ora individuare un altro soggetto di comune interesse: il proprietario dei locali nei quali si insedierà la nuova impresa per svolgere la sua attività, a partire dall’anno di costruzione dello start up. Per analogia storica e di mestiere potrà essere lo stesso locale , in cui si svolse la medesima attività artigianale, e poi desueto. Una volta definiti i gruppi di lavoro, formato da : negoziante, artigiano potenziale, proprietario di antica bottega o di locali di sede ex artigiana. ciascuno di essi troverà modo di insediarsi nell’incubatore e far decorrere il progetto che segue. Come sede dell’incubatore vedrei molto bene l’ex stabilimento Lanificio di Ponte Felcino della Manrico Spa, da anni inutilizzato.
PROGETTO PER LA GESTIONE DI UN INCUBATORE DI IMPRESE NELLA ZONA DI PONTE FELCINO (Perugia) CONSISTENTE NELLA MESSA A DISPOSIZIONE DEGLI UTENTI/POTENZIALI IMPRENDITORI DI UN COMPLESSO INTEGRATO DI SERVIZI LOGISTICI, MATERIALI E IMMATERIALI SECONDO IL PROGETTO DI SVILUPPUBRIA S.P.A..
PROGETTO TECNICO
Premessa
Insediamenti di nuove microimprese (imprese artigiane, commerciali, dei servizi al turismo, del non profit), progettate e programmate con la metodologia dell’incubatore, devono tenere conto di due fattori:
- lo scenario socio-demografico ed economico dell’area nella quale vanno a posizionarsi;
- la metodologia dell’insediamento strutturale e dello start up gestionale proprie dell’incubatore secondo un marketing mix orientato verso lo sbocco commerciale dell’incoming turistico e dell’e-commerce.
Lo scenario socio-demografico ed economico dell’area di Perugia e hinterland.
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Da un punto di vista infrastrutturale e strutturale l’area si caratterizza come da allegato A. |
Obiettivo dell’incubatore
Favorire la nascita di nuove imprese artigiane con connotazione prevalentemente innovativa, sostenere il loro sviluppo nei primi 18 mesi di attività sino all’insediameno in una sede presso una delle varie opzioni di antiche botteghe del Centro Storico perugino .In questo modo il neo-imprenditore artigiano può concentrare la propria attenzione sul “core-business” dell’impresa.
L’incubatore di Ponte Felcino: struttura e caratteristiche delle imprese ospitate
Si tratta di un microincubatore, rappresentato da una struttura destinata ad ospitare neo-imprese, ad ognuna delle quali saranno offerti spazi per lo svolgimento dell’attività produttiva ed una serie di servizi in comune con le altre imprese ospitate. La struttura potrà essere collocata nelle sede dell’ex Lanificio di Pontefelcino
Le imprese ospitate dovranno avere le seguenti caratteristiche:
- residenza del principale azionista in una delle aree oggetto d’intervento del comprensorio perugino;
- sede legale, amministrativa ed operativa nell’area oggetto di intervento;
- l’ospitalità nell’incubatore potrà durare per un massimo di 18 mesi al termine dei quali l’impresa si andrà ad insediare in uno dei sti già prefigurati con l’intesa dei tre compone il tutoraggio: Commerciante del Centro Storico, Neo imprenditore artigiano, e Proprietario del sito della bottega sede dell’ attività.
- Gli spazi individuati permetteranno ad almeno 15 imprese artigiane di insediarsi in una superficie media di 200mq (area complessiva 3000mq).
Servizi alle imprese localizzate nell’area di intervento ed alle nuove imprese verranno offerte attraverso appalti a società di servizi di Sviluppumbria Spa Essi saranno utili al loro sviluppo commerciale ed organizzativo, in particolare nell’area dell’avvio di impresa, marketing innovazione tecnologica, organizzazione interna e qualità di accesso ad agevolazioni finanziarie.
I servizi materiali e di logistica che verranno prestati dall’incubatore di Ponte Felcino
L’Incubatore di Ponte Felcino metterà a disposizione di tutti gli associati, oltre agli spazi attrezzati dove intraprendere la nuova attività, un articolato pacchetto di servizi logistici e di segreteria:
Logistica
- disponibilità di sale riunioni,
- allacciamento acqua, energia elettrica, gas
- telefono
- condizionamento
- sistemi informatici
- parcheggio
- sorveglianza e sistemi antintrusione
Segreteria
- reception e controllo ingressi
- distribuzione/spedizione posta
- ricevimento merci
- segreteria telefonica
- fotocopiatura
- fax
- dattilografia
Il Layout delle utilities e della attività relative a ciascuna delle singole imprese verrà approntato non appena si sarà effettuata la identificazione dei settori di attività interessati.
I suddetti servizi saranno dimensionati e organizzati secondo le risorse indicate all’art. 2 del capitolato dall’amministrazione appaltante.
L’Incubatore di Ponte Felcino : prestazioni di servizi immateriali
Sarà in grado di erogare una vasta gamma di servizi di terziario avanzato, che possono soddisfare tutte le esigenze delle Imprese associate:
Consulenza
- check up aziendale : redazione e verifica del piano di impresa (vedi allegato B,G,H)
- Formazione : vedi allegato C (Tipologia come per tutoraggio con la I.G.spa ora Sviluppo Italia spa);
- Esperti : vedi allegato L ed allegato E (Risorse umane utilizzate)
- Informazioni sui mercati di riferimento: vedi allegato I.
- Start up: vedi allegato D
- Consulenze amministrative-fiscali-legali-finanziarie e commerciali: vedi allegato E: curricula degli esperti con monte ore complessivo.
- Localizzazione della attività sul territorio: marketing territoriale (Vedi allegato F)
- Ripartizione dei costi dell’attività dell’incubatore: vedi allegato M nella busta dell’offerta economica.
Formazione
- organizzazione di corsi formazione settoriale di mestiere e di gestione amministrativa. (Vedi allegato C)
I’ Incubatore di Ponte Felcino sarà in grado di supportare le nuove imprese con una serie di strumenti finanziari, previsti dalla legislazione nazionale e comunitaria o resi disponibili da una efficace collaborazione con Enti locali.
L’attivazione di tali supporti è quindi strettamente connessa con le caratteristiche della impresa, ma anche con la localizzazione della stessa.
Strumenti finanziari attivabili
- Fondi comunitari per le aree Obiettivo 2 e 1b.
- Leggi nazionali di incentivazione . (PNRR)
- Leggi regionali di incentivazione (PNRR)
- Strumenti previsti dalla C.C.I.A.A. di Perugia
- Interventi di partecipazione al capitale di rischio e di finanziamento a medio termine da parte della finanziaria regionale.
- Interventi di Finanziarie locali
- Interventi del FRIE (Fondo di Rotazione per le Iniziative Economiche).
La metodologia dell’insediamento e dello start up proprie dell’incubatore.
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IMPOSTAZIONE DEL BUSINESS PLAN
Dal progetto di impresa emergeranno i seguenti punti fondamentali per il B.P.:
- le caratteristiche tecniche che avrà il prodotto/servizio;
- le tecnologie/attrezzature necessarie;
- il tipo di mercato che si intende servire;
- l’immagine che si vuole dare all’impresa;
- le politiche promozionali e di prezzo che si intendono attivare;
- il capitale necessario per avviare e gestire l’impresa;
- i soci/collaboratori da coinvolgere;
- la forma giuridica più adeguata da adottare.
Al termine di questo processo di analisi/ricerca, al quale l’ Incubatore può dare un sostanziale contributo, l’imprenditore sarà in grado di iniziare l’attività con un ragionevole grado di certezza sulla potenzialità dell’idea e sulla realizzabilità del progetto.
Alla nuova impresa serve una traccia che indichi la strada maestra sulla quale indirizzare la propria attività. Per questo è necessario dotarsi del business plan, un documento nel quale vengono identificate le principali azioni che saranno intraprese nel primo triennio di vita dell’impresa.
Il business plan è fondamentale per tutti i tipi di attività: un imprenditore deve avere sempre le idee chiare su quello che vuole fare e su come farlo. A questo scopo può essere molto utile uno strumento in grado di articolare le sue intuizioni e intenzioni in un progetto compiuto, anche dal punto di vista del dettaglio numerico/quantitativo.
Il business plan può perciò essere rivalutato come un linguaggio capace di mettere in contatto le imprese con tutti gli interlocutori fondamentali, in materia di produzione, amministrazione marketing,
ma anche di chiarire allo stesso imprenditore la situazione reale della propria azienda.
Oggi come non mai saper parlare questo linguaggio è un obbligo per chi intende avviare un’impresa anche artigiana in modo serio e consapevole.
Il testo del business plan deve essere chiaro e conciso ma contenere il maggior numero di informazioni possibili. Pone subito in evidenza il settore di attività e i promotori; deve specificare le fonti dei dati ed essere corredato di efficaci tabelle e grafici illustrativi. Deve essere considerato come il trampolino di lancio per l’impresa che deve nascere, perché serve per pianificare tutta l’attività. Non solo, deve seguire le vicende dell’impresa stessa ed essere costantemente aggiornato.
Gli obiettivi del business plan sono:
- fornire informazioni fondamentali per l’avvio dell’attività, (quali e quante risorse economiche, finanziarie ed umane sono necessarie, quali sono le caratteristiche del prodotto e del mercato, etc…);
- consentire all’imprenditore una visione d’insieme dei fattori che caratterizzano l’azienda, fornendo una base sulla quale pianificare strategie ed azioni;
- illustrare la formula imprenditoriale (sistema di prodotto, mercato, struttura organizzativa) e non solo la descrizione del prodotto/servizio;
- sottolineare l’originalità dell’idea imprenditoriale;
- verificare l’interesse della potenziale clientela;
- esprimere con chiarezza gli obiettivi che si intendono raggiungere e le modalità per perseguirli;
- verificare la coerenza tra le singole azioni indicate, ed in particolare tra descrizione dell’attività e conseguenti costi di investimento e di gestione;
- definire la forma giuridica in rapporto alle caratteristiche dell’impresa;
- consentire previsioni attendibili simulando le varie ipotesi di sviluppo dell’attività dell’impresa;
servire come “biglietto da visita” per presentare l’impresa all’esterno (potenziali soci, finanziatori, banche, clienti e fornitori).
CONCLUSIONI:
Il presente lavoro parte da un’idea. Come Eugenio Guarducci, con Eurochocolate Pasquale 2022 ha pensato all’abbinamento: negozio/bottega -cioccolato- – tradizione della pittura dell’uovo pasquale ,così per analogia creativa la mia idea forza del presente progetto è quella di correlare/abbinare: negozio centro storico/bottega/tutor/artigiano mestiere potenziale/ -proprietario locali ex bottega del Centro Storico/Incoming turistico/e-commerce. Una volta definito l’interesse di ciascuno degli attori, in uno scenario volto alla rivalutazione del centro storico, si elabora un progetto di “impresa artigiana”, con al centro il titolare, giovane artigiano, in corso di formazione presso l’incubatore di Ponte Felcino, seguito da esperti di mestiere e settore merceologico idoneo a tale figura, da svolgere nei tempi e modi indicati nel presente progetto. Lo start up sarà allocato nella bottega del centro storico, ex sede di un’attività artigiana o similare.
Dr. Rino Fruttini
Perugia, 26 Aprile 2022
[1] “Più propria dell’oratore è la memoria delle cose; e questa possiamo annotarla mediante alcune maschere ben disposte, in modo tale da poter afferrare i pensieri per mezzo delle immagini e l’ordine per mezzo dei luoghi” (Cicerone: https://www.gliaudacidellamemoria.com/cicerone-e-la-tecnica-dei-loci/)
[2] Indagine nazionale svolta dall’Associazione nazionale dei centri storico-artistici e del Cresme.
[3] La civiltà musicale afroamericana dal samba al rap . Autore : Luca Cerchiari . Editore: Mondadori Collana: Oscar saggi
[4] L. Catanelli, Usi e costumi nel Territorio Perugino agli inizi del ‘900, cit., pp. 306-307.