Un articolo sull’acropoli perugina e la sua desertificazione.

“Piove sul bagnato”. Ma non solo: “”Piove sul bagnato: lagrime su sangue, sangue su lagrime”. Chè Giovanni Pascoli ci aveva messo “del suo” nella metafora di un concetto: le disgrazie spesso non vengono mai sole. La desertificazione dell’acropoli di attività commerciali era iniziata ormai da un decennio. La pandemia ne ha accelerato le scansioni di chiusura di esercizi commerciali ed ha messo in luce un fenomeno: quello della riconversione di spazi di attività economiche: da commerciali di prodotti del sistema moda a quello della ristorazione del fast food mordi e fuggi: paninerie e bar. Si chiude il „Foot Locker“, un franchising di Corso Vannucci, e se ne aprono altri due, sempre in franchising in Piazza Matteotti e in Via Oberdan. Questa è la premessa, di un mio ragionamento che da tempo vado diffondendo, ma inutilmente diretto soprattutto a quella “turris eburnea” che è il palazzo del “Mal Consiglio” ovvero il Municipio perugino, attestato sul Sindaco. L’acropoli fu un mix di sedi residenziali, in sinergia socio-economica con i servizi ad essa contigui (commercio, artigianto, agricoltura di prossimità). Con l’espansione dell’Università, degli enti locali (regione) , della mobilità automobilistica privata, questo modello venne in crisi. Lo shopping , fino ad allora attrattivo dell’acropoli, venne meno perchè non poteva fruire del “drive in”, come nei centri commercilai che si sono formati nella periferia. Lo sviluppo antropologico ed antropico delle periferie, ha talmente sacrificato l’acropoli che ora siamo rimasti non più di mille, di residenti. Si è pensato alla mobilità alternativa , soprattutto ettometrica: Scale mobili e minimetrò. Ma nel contempo l’implementazioni dell’acropoli non si è nè rinnovata nè riconvertita, se non per i fast food . Per fortuna che ancora nel fine settimana c’è, come nel fenomeno agricolo degli storni, il “rientro”. Ma il nostro è molto simile a quello cittadino romano, degli storni a Piazza dei Cinquecento; con il guano che lasciano a terra e sulle auto in sosta, è un delirio. Si parla molto dei contenitori culturali che l’acropoli possiede e non sfrutta. Ma è una falsa opportunità. Perchè il problema non è il singolo contenitore, ma il modello che si vuol dare alla nuova antropia per l’acropoli. Essa deve partire dalla promozione di artigianato “casa&bottega nei 5 rioni”, a partire da quello più vocato, come quello di porta sant’Angelo ( vedi link:http://www.rinofruttini.it/…/sintesi-progetto-centro…/); e poi rendere l’acropili accessibile e attrattiva allo “shopping hub in” : link (http://www.rinofruttini.it/…/per-lo-shopping-hub-in…/); ed ancora trovare sinergie con l’agricoltura di prossimità . Vedi link: http://www.rinofruttini.it/2020/03/22/train-de-vie/. Ed ancora sviluppare la metro leggera delle Ferrovia Centrale Umbra, dalla piattaforma intermodala di Collestrada/Stazione di Ponte san giovanni, fino alla stazione di sant’Anna (http://www.rinofruttini.it/…/quando-si-focalizza-un…/. Poi che ne vuo, sapere di più legga i miai libri, in particolare . “Come sboccia un amore ed un mestiere nell’enclave casa& bottega del rione di Porta sant’Angelo).