L’AMICO DI FB ALBERTO GIOVAGNONI DEL GRUPPO “AMICI DI CIUENLAI”

L’AMICO DI FB ALBERTO GIOVANNONI DEL GRUPPO “AMICI DI CIUENLAI” HA DIFFUSO UN PAMPHLET DE “IL MANIFESTO” CHE VADO BENEVOLMENTE  AD ANALIZZARE .

Si forniscono alcune “dritte” di economia per superare la crisi della “combinazione disposta” , direbbero i grand commis romani, nella sinergia ecoambientale-economica-pandemica  del “corona virus.” L’esordio dell’articolo è perentorio: “La pandemia si batte con l’ecologia”. Ma obietto che occorre stabilire se esista una correlazione causale fra inquinamento, deforestazione, miseria ambientale e diffusione del virus nelle economie occidentali o nelle regioni di economie, in parte medievali ed in parte affluenti  come la città di Whuan nella regione di Hubei in Cina .

Un primo indizio si può trarre dal fenomeno del primo focolaio che nasce in Cina, a causa della vicinanza di periferie di ambienti medievali ,di sporcizia e di pratiche ancestrali con animali di quantomeno dubbia commestibilità , notoriamente humus virali , con l’evoluta città di Whuan.

Giunti finalmente ad una svolta, verso il post pandemia, Il manifesto  raccomanda:

  • Riproduzione sociale batte produzione economica : La pandemia dimostra come nessuna produzione economica sia possibile senza garantire la riproduzione sociale, come il pensiero femminista da sempre ricorda.” Viene posta implicitamente e artatamente una distinzione fra  riproduzione sociale  e riproduzione naturale, quella della specie umana. Non si capisce poi che ruolo abbia avuto il femminismo, con i suoi epigoni divorzisti, ateisti, omosessualisti, abortisti, eutanasisti, genderisti  nel sostenere il ruolo essenziale della donna nella famiglia, unico nucleo di creatività sessuale generatrice.
  • Riappropriarsi della ricchezza sociale: “La pandemia ha reso evidente la trappola artificialmente costruita intorno al tema del debito pubblico, utilizzato come ricatto per poter deregolamentare i diritti sociali e del lavoro e mettere sul mercato i beni comuni e i servizi pubblici. Se la protezione delle persone implica il superamento del patto di stabilità, del fiscal compact, dei parametri imposti da Maastricht in avanti, significa che questi vincoli non solo non sono necessari, ma sono la causa principale, grazie ai drastici tagli alla spesa pubblica sanitaria, della trasformazione di un serio problema sanitario in una tragedia di massa.”                                                                                                                                               Almeno nella critica verso la UE e l’€ la posizione de il manifesto è simile a quella dei sovranisti della destra. Solo che il manifesto va oltre . E senza mezzi termini parla di : “E’ giunto il momento di riappropriarsi della ricchezza sociale espropriata dalla libertà incondizionata dei movimenti di capitale, dalla finanziarizzazione dell’economia e della società, dalla privatizzazione dei sistemi bancari e finanziari, dall’usura degli interessi sul debito.”. E’ ancora una volta la terapia di Karl Marx, adottata dal bolscevico Lenin, esasperata da Stalin e diffusa in tutto il mondo al canto dell’Internazionale Comunista, o dell’Armata Rossa. Come avviene in questi giorni, da molti commentatori alla ricerca di facili alibi , quale causa della crisi, tutte le stilettate vanno verso l’Europa ed i suoi simboli. Ancora una volta destra e sinistra convergono, come già più volte accaduto nella storia dell’Europa.
  • Beni comuni e servizi pubblici fuori dal mercato:  qui siamo al paradosso per cui le recenti esperienze di parziale screpanze iniziali nella gestione antipandemica debbano imputarsi alla dicotomia sanità pubblico/privato, quando invece debbano allocarsi nella sfera dell’improntitudine disorganica, di una catena di comando nella non sufficiente sintonia fra potere centrale e poteri regionali. Avrei voluto vedere come, in una situazione di sanità gestita con uffici periferici , da una stessa fonte di comando ministeriale, in un unico organigramma gerarchico/funzionale, come avrebbe risposto il sistema sanitario, tanto più partecipato da eccellenze statali e private.
  • Fuori dalla precarietà/reddito per tutti: Sicuramente il Manifesto, scevro da ogni considerazione sul come si sviluppa il reddito nazionale, nella combinazione organizzativa, fra capitale e lavoro, non aveva ancora letto gli ultimi risultati della misura sul “reddito di cittadinanza. “Se, da settembre 2019, i beneficiari tenuti al Patto per il lavoro che si sono presentati supera i 200mila, il 6% di successo non è un risultato saliente”. (Il sole 24 Ore)
  • Riprendiamoci il Comune: dice  Il Manifesto: Ripensare l’organizzazione della società comporta la rilocalizzazione delle attività produttive a partire dalle comunità territoriali, che dovranno essere il fulcro di una nuova economia trasformativa, ecologicamente e socialmente orientata.” Sono perfettamente d’accordo su attività locali, perfettamente circolari, ecocompatibili, smart 4.0. Figuriamoci. Ne ho fatto un progetto, e fra poco uscirà il mio decimo libro. Ma è chiaro che ogni iniziativa imprenditoriale farà capo al suo ideatore e rimarrà nella responsabilità istituzionale, patrimoniale e gestionale del suo titolare. L’economia di mercato, seppure con i controlli a prevenire  degenerazioni, soprattutto ecologica e  finanziaria, non mi pare possa avere prospettive di un suo superamento collettivista.
  • Realizzare la democrazia. In un’economia mercatistica e capitalista, ad elevato tasso di competizione, il Manifesto si raccomanda: “La questione della democrazia è più che mai centrale. Tutto quanto sopra descritto può avere la possibilità di realizzarsi solo in un contesto di reale democrazia, intesa come partecipazione consapevole del massimo numero di persone possibili alle decisioni che tutti ci riguardano.” Ebbene, qui si sfonda una porta aperta. La classe operaia mai come in questo momento è salvaguardata nella sua salute ed interessi, sia dai Sindacati che dalle Istituzioni.

Concludendo, si può dire che le preoccupazioni de “il manifesto quotidiano comunista” si conciliano  in un modello di ripresa economica “post pandemia”, in cui società dell’economia e dei diritti civili e sociali più di prima tengano conto degli equilibri della qualità della vita verso l’ambiente e le sue implicazioni di comportamento ecologico; anche a scapito di profitti in contrasto con esso.