Potrei anche esprimere dei concetti discutibili sul piano della tecnica ingegneristica , o della fattibilità della logistica autostradale; o proporre con questo post delle analogie improbabili se non addirittura abusare del fenomeno del “situazionismo” che rimonta nelle coscienze di chi doveva e non ha dovuto o potuto interventire. Ma un fatto è certo. La cultura della manutenzione manca totalmente nella nostra Nazione. E mi viene in mente una figura chiave della logistica ed un ricordo esemplare : lo “stradino” e le “Case Cantoniere” dell’ANAS, sorte durante il fascismo.
Alcuni mesi fa entrai in polemica con l’Assessore Calabrese sulla questione delle buche, di non poca e pericolosa profondità nelle strade perugine. Egli sciorinò tempi tecnici ed impegno di rifacimento del manto stradale. Ma nel contempo le buche persistevano. Suggerii per l’immediato la la semplice tecnica manutentiva dello “stradino”. Ovvero, effettuata una ricognizione della situazione reale, prendere un camioncino di agglomerato bituminoso e , tempo assolato permettendo, tappare con l’intelligenza dell’emergenza le buche più pericolose.
Dunque ho introdotto il concetto di “manutenzione” e dello “stradino” che vale per le grandi e piccole strade ed anche per i ponti; a maggiuor ragione quelli grandiosi come il Ponte Morandi di Genova. Progettiamo. investiamo, costruiamo; ovvero siamo molto forti ed attivi dove girano molti soldi. Poi ci dimentichiamo della povera manutenzione. Oppure la RIPARTIAMO NELLE REPONSABILITA’ FRA TANTI SOGGETTI ED ENTI PER CUI SFUGGE LA CATENA DI COMANDO.Ovvero tanti “stradini” ma neppure uno efficiente.
Un’ ultima chiosa; forse da sprovveduto. Ma visto, e se così fosse, che il resto del ponte di Morandi è solido e comunque con interventi di restauro e ristrutturazione conservativa in grado di reggere ancora per decenni, non varrebbe la pena ricostruire rapidamente ed esaustivamente la parte crollata così da riprodurre un ponte sicuro e ben collaudato e da controllare nella sua costante manutenzione ?

