Vittorio Feltri teologo del Secondo Comandamento Cattolico

Caro Vittorio,

non sapevo delle tue approfondite conoscenze teologiche. Me ne hai dato prova ieri (mercoledì 13 giugno) leggendo il tuo fondo, in compartecipazione con Renato Farina. Col quale , per la verità non polemizzi come hai fatto giustamente con quel chierichetto di un Socci giorni or sono. A questo proposito ti dico subito che mi piacciono gli editoriali in “bench marking”. Scusa l’inglesismo, che a te non piace. Ma la tecnica da te intrapresa è tutta anglosassone. E vengo alla teologia. Concludi il tuo pezzo: “I cristiani dicono di amare il prossimo come se stessi, ma non più di se stessi. E se non ti ami abbastanza e ti fai soverchiare da ogni miserabile come puoi volergli bene ?”.

Ed i miserabili in questione, di cui tu parli, senza alcuna acrimonia o fobia, ma con rispetto della loro miserevole (appunto!) condizione, sono gli immigrati. Il fenomeno lo hai affrontato con intelligenza, di uno che sa di cosa parla. E te la prendi  con gli aborigeni (noi stessi, italiani) che non ci amiamo abbastanza, al punto da non capire che l’accoglienza strutturata, organizzata e gestita come da un decennio a questa parte è dannosa sia per noi stessi  che per gli immigrati. E pertanto non assolviamo verso di loro  al secondo comandamento cattolico. Poi il tuo ragionamento si sposta sulle O.N.G .che salvano i profughi e di fatto rappresentano avamposti della nuova paventata invasione africana; quasi una nemesi storica delle nostre guerre  e possessi coloniali  del ventennio fascista: Etiopia, Eritrea, Somalia, Libia.

Io mi limito ad osservare che l’Italia è una nazione di vecchi : sembra che gli over 70 anni, come te e me, siano in maggioranza a percepire pensioni, nel rincoglionimento più precario. Gli spazi, abitazioni, negozi, aree del demanio, etc. sono  un enorme loculo lasciato al degrado dell’abbandono patrimoniale. Le terre incolte superano di gran lunga il 20% della S.A.U. (Superficie Agricola Utilizzabile) . Da tempo immemorabile l’indice di natalità degli aborigeni è in tragico declino. La voglia di intrapresa delle nuove generazioni è ormai sancita e svilita da Grillo, con la sua teoria che l’economia si autoalimenta per partenogenesi. Per cui la gioventù si aspetta un reddito di cittadinanza per alimentare i consumi di prodotti realizzati secondo lo schema predetto. Ebbene, di fronte a tale scenario di apocalittica demenzialità autoreferenziale, ci si viene a proporre un Salvini che, con la sua efficienza massmediatica  pensa che solo incentivando i respingimenti e incentivando i rimpatri si risolva il problema.

Resta il fatto che l’economia italiana ha estremo bisogno di mano d’opera che sopperisca alla renitenza dei giovani aborigeni, detti anche “bamboccioni” verso l’offerta di posti di lavoro essenziali per la nostra sopravvivenza . Si tratta di filtrare gli arrivi di forza lavoro potenziale, da accogliere e formare. Tutto ciò che non corrisponde alla nostre esigenze va fermato all’origine , con tutti i mezzi disponibili. Inoltre si ritorni alla politica della cooperazione economica  con quelle nazioni africane che , in regime di democrazia, sappiano gestire gli aiuti dell’Europa. Con quelle nazioni in regime di dittatura, occorrerà  un’opera di politica della frusta e della carota. Trump c’è riuscito con Kim Jong.

Con affetto e stima

 

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RINO FRUTTINI