Un parere sulla governance in economia dei primi 100 giorni del governo Conte

Caro Vittorio,

ieri mi sono dovuto confrontare con un esponente della politica economica Dem che sul Governo  Conte argomentava come segue.

 “Il Contratto di Governo prevede “..2 aliquote fisse per persone fisiche, partite Iva, Imprese e famiglie…”. cioè il 15 ed il 20 per cento.
Attualmente l’aliquota più alta supera abbondantemente il 40 per cento.
Di fronte al dato, di chiara evidenza, che in tal modo i redditi alti andranno a guadagnarci notevolmente, si argomenta che sí, ma poi questi “fortunati” trovandosi con più soldi in tasca daranno fiato all’economia aumentando i consumi o, se imprese, aumentando gli investimenti.
Inoltre pare che il Ministro dell’Economia individui in un aumento delle aliquote Iva una possibile fonte di copertura del minor gettito di cui sopra.
L’Iva è un’imposta sui consumi e, in quanto tale, grava più sui redditi bassi, in quanto quasi interamente assorbiti dai consumi.
I redditi alti invece consentono anche una quota di risparmio che, in quanto tale, sfugge all’imposizione sui consumi.
Un aumento dell’Iva per finanziare una riduzione del prelievo fiscale sui redditi alti combinerebbe l’effetto depressivo sui consumi tipico degli aumenti delle imposte sul consumo con un aumento della già elevata propensione al risparmio tipica dei redditi elevati.
Più o meno l’opposto di quanto viene sostenuto.
Ovviamente quanto sopra senza considerare il valore morale di una redistribuzione da chi ha meno a favore di chi ha più.”

La  mia risposta è stata la seguente:

“Caro Caporizzi,

la sua analisi è del tutto corretta e condivisibile in linea teorica. C’è l’aspetto pratico che non va sottovalutato, ovvero quello della cosiddetta “governance” dell’equilibrio entrate/uscite, risorse/impieghi ed ancora , per entrare nella politica dei redditi/ investimenti, quella del moltiplicatore keinesiano che, per qualsiasi cultura di destra e/o di sinistra che sia diviene il vademecum del ministro dell’economia. Non a caso Tria ha già esorcizzato l’ibernazione dell’IVA. Per cui , con alla mano i prontuari della Ragioneria del Tesoro, e gli algoritmi dell’equilibrio costi/ricavi, storicamente conservati nell’ex archivio della segreteria della Programmazione economica, si troverà la quadra per dimostrare che con un sapiente mix di spending in deficit , nel potere contrattuale immigrazione / vincolo del 3% del deficit; di aumento dell’IVA sugli articoli di acquisto e consumo della classe medio, medio-alta; su alcuni inasprimenti di tariffe, e forse qualche spettacolare intervento di spending review si potrà accontentare qualche centinaio di migliaio di giovani del sud inoccupati ed altrettante P.I. del centro nord in ossessione fiscale. Naturalmente la separazione geografica è stata incisa con la spada, e la trasversalità geografica sarà a ripristinare la giustizia sociale per classi anziché per aree geografiche. Tuttavia i fattori esterni di rischio nel frattempo sembrano guadagnare terreno: lo spread che sale, i tassi di interesse che salgono, il Q.E. in fase di chiusura dei suoi flussi. Una nuova crisi è all’orizzonte. E questa volta l’abbiamo costruita tutta da soli. E’ la Leheman Brothers della nostra stoltezza”.

Mi interessa  conoscere il tuo pensiero al riguardo. E’ infatti un problema di fattibilità programmatica che non mancherà di incuriosire anche i tuoi esperti della redazione.

Cordiali saluti

RINO FRUTTINI