Caro Vittorio,
dopo le reiterate manifestazioni ed attestati antieuropeisti, tuoi personali e dei tuoi collaboratori, finalmente con l’intervista di oggi (Libero, 29 gennaio 2018) ai tre economisti che Matteo Salvini ha candidato sotto le insegne del Carroccio, ti sei bruciato tutti i ponti alle spalle, per dare la stura ad ogni eventuale remora al riguardo. Ed, in sostanza, finalmente hai trovato la corda per impiccarti, te e la tua congrega di esperti di politica economica, al cappio del più assurdo karakiri del farsi del male: l’uscita dallo Euro.Al di fuori di ogni tono polemico, mi interessa venire al merito delle teorie dei tre esperti che, per quello che promettono e per il tono in cui evocano scenari futuribili, mi viene da paragonarli agli immaginifici Tre Re Magi, portatori di oro, incenso e mirra. Con una piccola differenza: i Tre Re Magi sono una granitica espressione della Evangelica narrazione della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo. I tre esperti in questione, invece, con l’imprimatur di un certo Matteo Salvini, pretendono di fornire soluzioni draconiane alla dinamica della nostra economia nazionale che, vedi caso, secondo tutti i dati ufficiali (Istat, Union Camere, Ufficio Italiano dei Cambi, BCE, Banca d’Italia, FMI…) ha trovato finalmente una svolta positiva alla crisi aperta nel 2008 (Lehman Brother: finanza; Mutui superprime: speculazione edilizia).
I tre esperti in questione sostengono, seppure con toni e modalità diverse, che l’unica salvezza per la nostra economia trova sponda in due ancore : il ritorno alla Lira, come moneta nazionale sovrana (da qui l’aggettivo “sovranista”) che i seguaci della Meloni si sono attribuito, avendo carpito per il loro partito il marchio “Fratelli d’Italia” patrimonio nazionale nel titolo incardinato nell’inno nazionale di Goffredo Mameli. La seconda àncora sarebbe la “flat tax” ovvero un’imposta diretta, sia per le famiglie che per le imprese (chissà perché tutti questi soloni dell’economia continuano a far confusione fra tassa e imposta) che prevede una sola aliquota (il 15% o il 23%, a seconda dell’umore degli estensori della proposta) a sopprimere tutte le classi di reddito IRPEF, attualmente ripartire in 5 scaglioni: dal 23 al 43%.
Diverse sono le obiezioni, caro Vittorio, quasi tutte benevole, che l’intervistatore di Libero, il direttore Senaldi, pone ai tre esperti (Alberto Bagnai, Claudio Borghi Aquilini, Armando Siri); le quali tuttavia li trovano tutti allineati in granitiche convinzioni sulle loro tesi. Ad esempio. Se i nostri risparmi venissero convertiti da €. in Lire, “..sul mercato interno non cambia il potere d’acquisto del singolo. La svalutazione poi pomperebbe il mercato “ (Bagnai) . Ecco, due risposte in una. E comunque insussistenti. Vorrei proprio vedere se i miei fondi comuni di investimento in €., un domani, convertiti in una moneta, come la Lira, senza mercato della domanda e per di più fortemente indebitata sui mercati dell’offerta a causa di un debito sovrano come quello attuale, non si deprezzerebbero oltre ogni ottimistica previsione. Tant’è che il Bagnai si sente in dovere di aggiungere, come vantaggio dell’operazione, al di là dell’aerea del risparmio, che i benefici della conversione si farebbero sentire tramite una brutta parola, il “pompaggio” della svalutazione sul mercato. Ecco, dunque il solo beneficio dell’operazione: la svalutazione che consentirebbe al prezzo del mercato internazionale delle nostre merci di essere competitive semplicemente per una continua svalutazione della nostra moneta rispetto al mercato del dollaro e del marco, come avvenne negli anni ’80. Meglio ancora se, tramite i “tirms of trade” si potesse acquistare materie prime nel mercato del dollaro, svalutato, e rivendere il prodotto finito nel mercato del marco, rivalutato. Ma fu una competizione effimera, perché sulla scia della svalutazione si innestò il fenomeno dell’inflazione, anche a due cifre, che condizionò a tal punto la nostra politica economica, costringendoci ad entrare nella zona Euro fin dai primi anni ’90. Poi l’economista Bagnai esterna altre amenità : “Nel ’92 svalutammo del 25% ma le bollette aumentarono del 4%”. E certo, che poi la differenza venne allocata a indebitamento della PA, data la resistenza del potere sindacale a tenere a freno l’inflazione, ma senza potere alcuno per il controllo della moneta, in balia delle speculazione internazionale. E mai gli impianti di stampa di nuova emissione della lira in Via Nazionale furono così attivi come allora. Poi se la prende con la Germania della Merkel che ci ha costretto all’austerità. Ma caro prof. Bagnai, di cosa parla , se l’altro giorno il Ministro Calenda ha denunciato un residuo passivo di ben 10 miliardi di €. non spesi per incentivi a nuovi investimenti industriali in quanto è venuta meno la domanda di imprenditori a tali progettualità. Per quanto riguarda la crisi delle banche, con il loro crack evitato dal governo Renzi, trasformando le popolari in banche d’azioni, l’altro Re Magio Claudio Borghi Aquilini rivendica il diritto dei titolari di obbligazioni ad essere rifusi del loro valore nominale. Cosa che sta avvenendo nei fatti. Restano con un palmo di naso i titolari delle azioni che, essendo capitale di rischio, seguono le vicende della banca nei suoi alti e bassi di rivalutazione e svalutazione del capitale azionario. E nel caso di specie perdono i loro risparmi, non avendoli gestiti al meglio: fa parte del gioco finanziario. Poi il prof. Borghi Aquilini fa una netta sequenza di ipotesi di studio, alla domanda “Chi paga” riguardo alla crisi delle banche. “ Se un istituto fallisce, lo si venda. Se restano buchi tocca a Bankitalia, che ha omesso di vigilare, tapparli. Quanto agli amministratori che l’hanno fatto fallire, vadano in cella”. Beh: qui siamo alle comiche finali. Chi comprerà un istituto bancario in fallimento ? Basti vedere ciò che è accaduto in MPS della quale lo Stato si è accollato il debito ad evitare i licenziamenti del personale e l’evaporazione dei conti correnti di centinaia di migliaia di operatori. “Se ci sono buchi di bilancio, Banca Italia interviene”. Ma quando mai tale istituto ha assolto ad un compito non previsto, almeno in tali termini, nel suo Statuto ? Ed infine: “gli amministratori vadano in cella”. La gestione di una banca è talmente complessa e oscura che non c’è sentenza che finora ne abbia mai condannato un amministratore per bancarotta o altri reati connessi alla sua attività. Se tutt’al più il prof. Aquilini non vuole cambiare il Testo Unico Bancario.
Poi la chicca finale del Re Magio Armando Siri. Qui entriamo nella materia fiscale. La dinamica è la seguente. Da quando il centro destra andrà al potere, le imposte dirette saranno commisurate ad un’unica aliquota: il 15%. E’ chiaro che i primi anni ci sarà una caduta certa delle entrate tributarie; ma la prospettiva, incerta, secondo il sottoscritto e non quantificabile con alcuna simulazione credibile, secondo la Ragioneria dello Stato, sarà quella di far emergere una pletora talmente estesa di evasori e collusi, per cui l’estensione della base contributiva farà aggio sull’attuale sistema di prelievo fiscale di 5 aliquote. Poi ci sarà l’apporto di PIL e di occupazione, ovvero, a seguito di una maggiore disponibilità di capacità di spesa in mano a famiglie e imprese, si evidenzierà un incremento di consumi e investimenti e posti di lavoro. Infine il debito sovrano, essendo il numeratore della frazione “DEBITO/PIL” , dal momento che il PIL (il denominatore) cresce a ritmo sostenuto rispetto al debito(numeratore) che rimane pressoché fermo, si ridurrà dall’attuale 133% al disotto del 100%.Dimenticavo di dirti, caro Vittorio, che il terzo Re Magio, oltre a portare mirra, aveva con se il libro dei sogni per una Lega che certo, con questa combine, non può ambire ad alcuna competizione di coppa.
Come sempre ti saluto con amicizia e simpatia, tuo
Rino Fruttini