Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: domenica 10 dicembre 2017 18:05
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: Il Santo Natale a casa di Vittorio fra nepoti figli e generi/cognati: una congrega di sana orobia
Caro Vittorio,
una combine davvero eccezionale, la tua, che vado a rilevare in Libero di ieri ( 9 dicembre) . Calcio e “do you remember?” sul Natale si intersecano in un parapiglia di idee e colleganze che nella mia fervida mente si sintetizzano per una parte in una figura d’oltre oceano, retorica ed analogica per le mie argomentazioni.
Come Trump Donald ha scatenato le ire dei palestinesi e di tutto il mondo arabo per la sua decisione di spostare,secondo modi e tempi tutti da definire, la capitale di Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, così tu, Feltri Vittorio, hai innescato una bomba mediatica di sollevazione di tutto il Mezzogiorno con l’articolo ironico, un po’ beffardo ed incommensurabilmente provocatorio : “ Salutame sorete”, da te vergato per la sconfitta del Napoli , squadra di calcio, alla coppa di Champion. Ancora una volta l’orobico “scassacazzi” del Nord ha inteso sollevare dal torpore mediterraneo un’intera classe dirigente, con una nemesi trasversale che dal calcio va alla politica, all’economia ed al sistema della “mammasantissima” . E’ stata una mossa geniale, che porta il Sud che ancora “ fatica a faticà “ (vedi la canzone di Arbore : “Sud, Sud, noi simmo do Sud..”) di fronte alla sue responsabilità di cittadinanza operosa e di intrapresa efficiente. Così si spera possa essere per la provocazione di Trump che finalmente sciolga il nodo della contrapposizione ebrei/musulmani e israeliani/palestinesi .
E veniamo al “do you remember?”. E’ strano che un bofonchiatore e brontolone del tuo calibro riesca a esprime una prosa così sensibile ai valori della famiglia numerosa e genetliaca che si intesta nelle celebrazioni del Santo Natale, con le sue tradizioni liturgiche. In fondo non hai fatto altro che lanciare il manifesto dei nonni che, ancora non completamente rincoglioniti, riescono a dare , forse il meglio di se. E tu ed io , modestamente , ne siamo la “prova provata” . Il Natale della tua infanzia, molto simile a quello della mia, che tu rievochi con dovizia di particolari ( a me è rimasto impresso il profumo dei mandarini appesi a guarnire su un ramo di pino , tagliato “abusivamente” ad essere albero di Natale, nella vicina campagna) oggi si è trasformato in quello dei nostri figli, generi e nepoti. Si, di tali ricorrenze, ormai appiattite da settimane di martellanti spot e subliminali messaggi pubblicitari, ci stanno provocando una noiosa controindicazione alla cerimonia del cappone e cappelletti in brodo e del torrone e del panettone, fino a qualche anno fa, anch’esso di marca meneghina: Motta. Tuttavia, all’atto esecutivo dell’avvenimento, la vigilia di Natale, hai voglia a dire “ …me ne sto in silenzio, seduto alla poltrona più lontana dal centro sismico…”, caro Vittorio. Ti vorrei proprio vedere a snobbare figli, nepoti e generi/cognate, invitati a casa tua per il cenone della vigilia. Farai come me che ti metti a giocare con quelle diavolerie della cibernetica ludica (che però ci consentono di fare con meno fatica il nostro lavoro) regalate ai nepotini e magari sgomberi il tavolo per una chiassosa giocata al”mercante in fiera” . Caro Vittorio, dilla come la sai. Non ti ci vedo a recitare la parte del disfattista: “ ’O presepe nun me piace” . Anche tu sarai vittima consapevole e sacrificale dei rituali di un Natale moderno e pantagruelico il quale ti fa immergere, nonostante tutto , anche in momenti dello spirito , come quando eri chierichetto in tunica e cotta a servir messa alla Santa Messa di mezzanotte, nella chiesa orobica di San Michele al Pozzo.
Penso che da qui a Natale avremo altre cose da dirci. E se ciò non fosse ti auguro fin d’ora Buon Natale a te ed alla tua numerosa progenie. A proposito . Ho fatto una ricerca sui miei avi e ne è scaturito l’albero genealogico che ti allego, qualora non lo avessi rilevato dalla mia opera prima “La saga del Burchia” o dalla seconda “ Quasi come Forrest Gump”.
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RINO FRUTTINI