A proposito di referendum autonomista, direbbe il grande Totò : “Ma mi faccia il piacere”
Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviata il: lunedì 23 ottobre 2017 12:51
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Cc: ‘renafarina@yahoo.it’
Oggetto: A proposito di referendum autonomista. Direbbe il grande Totò : “Ma mi faccia il piacere”, espressione tipica partenopea che ti rivolgo per competenza.
Caro Vittorio,
non ho terminato il mio articolo di poche ore fa che ancora una volta mi provochi, tramite l’ottimo esegeta Renato Farina, con parabole, rivolte all’elettorato dell’autonomia/indipendenza , derubricate in un testo laico : “Devono aver sentito l’eco di una frase di qualcuno famoso, quando invitò Lazzaro a togliersi le bende: alzati e cammina. Cammina per dove? Verso un pacifico seggio ,per esprimere un desiderio ammesso dalla Costituzione.” Il conseguente titolo di Libero a caratteri cubitali è una “figata”, direbbero i nostri nepoti, abituati alle sollecitazioni dei mass media:
Ma a me, per converso, viene in mente la Parabola dei Vignaioli, di alcune domeniche fa che tu, caro Vittorio, dovresti ricordare, data la tua lunga consuetudine di chierichetto nella chiesa orobica di San Michele al Pozzo. Te la riporto per intero, poiché anch’io, nel mio piccolo, come Farina sono un esegeta:
« Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi » (Matteo 20,1-16)
Ebbene, il significato della parabola nella morale che ci interessa è il seguente. Prima gli alto atesini chiesero lo statuto speciale allo Stato centrale. Ma Mussolini non glielo accordò . Invece De Gasperi si , mediante l’accordo con il suo omologo austriaco Gruber (che forse era il nonno della Lilli !) ; e poi via via, i siculi, i sardi, i vallostani. Ed ora anche i lombardi veneti che si daranno una lingua propria, aborrendo quel toscanaccio di un Dante Alighieri, che sarà un misto di friulano e meneghino; ed a seguire verranno le autonomia di province con “specificità” eclatanti, ed ancora gruppi di lavoro con etnie di particolare pregio; fino a noi, poveri perugini, quasi terroni, dei quali mi onoro essere figlio d’arte e di ben sei generazioni di progenie , i quali andranno a riesumare le spoglie di Braccio Fortebracci, condottiero del ‘400 e signore di Perugia, capo dei nobili (detti “becherini” ) i quali si alterneranno ai popolari (detti “raspanti”) nella guida della città sotto l’egida del loro conductator Biordo Michelotti. Perché, caro Vittorio, lo Stato centrale, nella sua espressione parlamentare-referendaria- nazionalpopolare- autonomista , farà “carte false” per accontentare tutti e farà sua la massima, che purtroppo vale solo per nostro Signore: “ Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi » (Matteo 20,1-16)”.
Ed allora si che saremo alla frutta con un popolo sbandato, senza una strategia di stato unitario. Ma è sufficiente vedere come le due regioni abbiano interpretato la democrazia nei rispettivi statuti. Una, il Veneto con il quorum. L’altra , la Lombardia senza il quorum, Direbbe il grande Totò : “Ma mi faccia il piacere”, espressione tipica partenopea che ti rivolgo per competenza.
Un simpatico saluto a te e all’amico Renato che “mi legge in copia”.
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RINO FRUTTINI