Gli algoritmi di Socci nell’analisi polacca

 

 

De: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Enviada em: lunedì 9 ottobre 2017 18:04
Para: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Assunto: Gli algoritmi di Socci nell’analisi polacca

 

Caro Vittorio e caro Antonio Socci,

stamane ritorno su un articolo di ieri, domenica 8 ottobre, che il vaticanista Socci ci propone su Libero, dal titolo volutamente eclatante e provocatorio per chi, come il sottoscritto crede nell’Europa unita e integrata economicamente .Con il titolo del suo articolo  ” Basta chiudere le frontiere, l’economia riparte” Socci propone una terapia  anche per l’Italia sulla base del suo “bench marking”  che parte dalla cattolica Polonia. Che un popolo trovi nella religione, soprattutto se cattolica la sua forza morale e sociale di aggregazione nazionale e di sviluppo economico nella produttività congeniale ad un mix di spirito fideistico  e fisico attivo,  può essere anche una tesi credibile. Ma che la Polonia, con la sua politica euroscettica e di chiusura delle sue frontiere all’immigrazione sia da esempio all’Italia ce ne corre. Socci , per avvalorare la sua terapia anche per l’Italia, ovvero  uscita dall’Euro (Italexit) e  respingimenti degli immigrati che giungono alle nostre coste meridionali, cita alcuni dati dell’economia polacca che a tal fine terapeutico non stanno né in cielo né in terra. E con alcuni dati statistici  ritiene di dimostrare l’indimostrabile. Afferma in primo luogo che la “..Polonia, a differenza dell’Italia ha oggi un’eccellente crescita del PIL del 3,9 %.”.  Ebbene nel 2016 il PIL polacco è cresciuto del 2,8% mentre per il 2017 il rating di Moody’s è del 3,2%. Ma non è questo il punto. Socci, al solito, confronta pere con carote, ovvero nel rapporto Polonia/Italia  non tiene conto che le economie delle due nazioni sono a due livelli completamente diversi del loro ciclo strutturale di vita nazionale. L’Italia appartiene al range dei paesi “affluenti” , è la settima potenza industriale nel mondo, ed ha raggiunto la maturità del proprio livello di vita . La sua crescita non potrà mai raggiungere i picchi percentuali  di una Polonia che è ancora fra le nazioni ad un ciclo di vita espansivo, e notevolmente sottodimensionata per  risorse industriali e performance economico-sociali. Basti pensare che il reddito medio polacco è di €. 11.000, mentre quello italiano è di €.21.000. La scelta della Polonia di non avere adottato la moneta unica europea all’inizio del nuovo millennio  è  stata in funzione di due fattori: la possibilità di fruire , con la moneta nazionale, lo zloty, di una svalutazione competitiva nell’export: un euro corrisponde a 4,30 zloty; ed inoltre il rapporto del  suo debito pubblico sul PIL è il 54% mentre il nostro è il 134%. Ciò semplicemente significa che il,valore del debito Polacco è di €. 234 miliardi, mentre quello italiano quasi dieci volte tanto, ovvero €. 2.281 miliardi. (1)  Una prateria per le escursioni della finanza speculativa internazionale, quello italiano. Un praticello, quello polacco, neppure scalfibile da qualsiasi operazione speculativa, perché poco appetibile, anche grazie ai massicci interventi dei fondi europei, dato che la Polonia è un buon asset sia di investimenti industriali  che di consumi.

Ed allora, caro Vittorio, ancora una volta mi costringi a correggere la linea economica del tuo giornale. Il quale, almeno nel caso specifico dell’articolo di Socci, dà sempre modo di prospettare orizzonti di natura culturale davvero originali. Socci, con il suo animus religioso e fideista mette in correlazione la grande fede religiosa della comunità polacca, che non a caso ha sortito uno dei più grandi papi degli ultimi due secoli, con la sua grande capacità di evolversi in prosperità e benessere. E l’evoluzione di tale simbiosi (fede cattolica/sviluppo economico) va a smentire  l’altra simbiosi luterano/capitalistica che sembra ormai segnare il passo nei paesi anglosassoni. Anche in questo caso, caro Vittorio, si tratta di “algoritmi” ;  una parola che ti fa venire l’orticaria. Ma non ci posso fare niente.

Grazie per l’attenzione, tuo aff.mo

 

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RINO FRUTTINI

 

(1)Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it; SOS Travel Blog