“est modus in rebus”.

 

Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: mercoledì 28 dicembre 2016 10:51
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: “est modus in rebus”.

 

Caro Vittorio,

su Libero di ieri te la prendi con il tuo collega  Eugenio; la sua prosopopea di “cantore nel bel fondo ” e il suo ego dell’assidersi  alla destra del Padre, in tal caso Padre Francesco, Sommo Pontefice sono da te stigmatizzati  in modo incommensurabile. Tuttavia anche tu ricadi nello stesso errore; un peccato capitale per la dottrina della Chiesa Cattolica. Quello dell’Orgoglio. Debbo riconoscere leggendo il tuo pamphlet    che ne è valsa la pena. La tua prosa è infatti , oggi più che mai, sadicamente graffiante e logicamente convincente quasi in un sinallagma algoritmico; esteticamente ineccepibile, direbbe il “vate” Gabriele D’Annunzio.

Eugenio Scalfari dà infatti un’impressione visiva, epidermica precisa ; mi ricorda quel soggetto che Vittorio De sica, nel set del film “Pane Amore e Fantasia” intendeva inquadrare come “cazzone” (scusa il termine; colpa di  voi giornalisti che avete legittimato anche  noi, poveri mortali ad un intercalare scurrile ) nel consiglio dato  all’attore Roberto Risso , per interpretare la parte del carabiniere,  moroso della Bersagliera, al secolo Gina Lollobrigida.

Oggi peraltro l’archètipo sesquipedale del cazzone è ben  recepito dai frequentatori dei talk show, con in testa  il direttore de “Il fatto quotidiano” , Marco Travaglio e tutta la sua redazione  della serie “ghe so tot mi”.  Ma non è questo il punto . Non solo il  tuo fondo, ma anche l’incorniciato di Filippo Facci (Appunto)   mi porta ad una prima ed esaustiva considerazione : “Scherza coi fanti, e lascia stare i santi”;  che , tradotto nella fattispecie significa: non  ricadete nello stesso errore di Eugenio; un errore di presunzione, di  ambiziosa ricerca di una verità la quale , dopo  decenni di monitoraggio introspettivo di una coscienza laica, nella ricerca di una via esistenziale  meno precaria di quella dell’agnosticismo della ragione, possa sfociare in un atto e un comportamento di fede. Mi ricordo ancora oggi il titolo del libro di religione della scuola media (anno 1954): “Dio è via, verità e vita”. Ma se si tratta di tutta una grande storia , in una misteriosa sintesi di fede , allora non si può sindacare il penitente Eugenio che  confessa i suoi peccati  nei “fondi” settimanali  su Repubblica, volta ad  ottenere l’indulgenza plenaria con l’ “Ego te absolvo..” emblematico, addirittura del Sommo Pontefice,  né tanto meno perseguire moralmente  le cerimonie funebri organizzate da un parroco di campagna che  tenta di conquistare almeno il Purgatorio ad un peccatore che aveva  sulla coscienza efferati delitti di mafia, nel dubbio che in punto di morte, senza l’assistenza di un padre confessore, abbia ottenuto una miglior vita  con un sincero pentimento. Rimane impressa nella mia mente la parabola  sull’innocenza dei bambini . “Gesù chiede ai suoi discepoli di diventare come bambini e di accettare il Regno come i bambini. Senza questo non è possibile entrare nel Regno”.(Luca 9:46-48). Infine, parafrasando un abstract da un’esternazione  del Papa , concludo con alcune domande retoriche.  Chi siete dunque tu, Vittorio  e Filippo per sindacare su –“pensieri,parole, opere ed omissionidi ministri della Chiesa e peccatori conclamati  ? Chi è dunque  Il Prefetto  di Bari per impedire al parroco di Grumo Appula di celebrare una messa con la liturgia e l’apparato che ritiene più opportuni ? E chi è Filippo Facci per sentenziare su tale vicenda ? Ed ancora : chi  sei tu, caro amico Vittorio per criticare modi , tempi convinzioni  del tuo mentore  in ateismo, quell’ Eugenio,  penitente  “coram populi” di fronte al suo confessore Francesco? Caro amico, lo ribadisco : “ scherza coi fanti, ma lascia stare i santi”, poiché  come diceva il saggio: “est modus in rebus”. E dopo una chiosa in “latinorum” ti saluto cordialmente, augurandoti un buon anno nuovo.

RINO FRUTTINI