Quando Vittorio cantava il Tantum Ergo nella chiesa orobica di San Michele al Pozzo

Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: lunedì 19 giugno 2017 15:07
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: Quando Vittorio cantava il Tantum Ergo nella chiesa orobica di San Michele al Pozzo

 

Caro Vittorio,

mi corre l’obbligo di fare il punto della situazione. (E’ un po’ di tempo che non ci sentiamo) . Che poi significa partire dal contesto di vita quotidiana e confrontarlo con lo scenario della tua interpretazione, caleidoscopica ma sotto eclatanti titoli di sintesi a tutta pagina di Libero. Emblematico quello dell’altro giorno: “Hanno fermato tutto, anche il loro cervello” ; quasi una lapidaria diagnosi da  “strizzacervelli” , appunto!

Ma vediamo  di allargare il range  dei tuoi  interessi  editoriali e giornalistici, in uno spettro a 360°.

Ti comunico che nel centro storico di Perugia si sono ridotte a due, da otto edicole che erano appena due anni fa, in un’area dalle dimensioni di circa  due campi di calcio, Proprio ieri, Domenica,  non ho trovato come al solito Libero perché il mio giornalaio, un giovane che non era riuscito  a guadagnare per sopravvivere, neppure dopo cinque mesi di attività, è tornato a essere disoccupato; mentre l’altro giornalaio di Piazza Matteotti è chiuso per ferie.

Mi domando come possa iniziare la sua giornata un essere umano, senza bere la sua tazzina di caffè , moka espress, e leggere le prime notizie del “suo” quotidiano, anche se non fresco di stampa da “linotype” ma comunque in formato “cartaceo”.  La sensazione di lettura della carta stampata, sia di quotidiano o di libro,  non te la può dare il tablet o il telefonino ! Eppure non vedo uno straccio di campagna pubblicitaria che faccia apprezzare l’ebbrezza della lettura da “carta stampata”, nei suoi innegabili “plus” verso gli strumenti “cyber” ! Oserei dire che i prodotti alimentari biologici stanno ai non biologici, come la carta stampata sta al digitale!

Ed ora veniamo al caleidoscopio degli articoli di Libero. Parto dall’intervista a Di Maio e al titolo di prima pagina: “ “Pensiamo ai disoccupati, non allo ius soli”. Ma che c’azzecca il lavoro con il riconoscere a giovani extracomunitari, nati e vissuti in Italia fino ad età scolare tale diritto. Caro Vittorio, lasciati consigliare dal sottoscritto che di esperienza di innovazione di impresa e di start up ne potrebbe scrivere un vademecum. E chissà che questo non accada a breve, dopo aver dato alle stampe il mio terzo libro , un romanzo di guerra, la “prima mondiale” con l’epigono  della “vittoria mutilata” e l’epopea di Fiume , vissute da un mio zio, ragazzo del ’99.

La disoccupazione contempla due condizioni essenziali: la voglia di lavorare, anche come si usa dire “sotto padrone” e la fantasia di rischiare, soldi  e mestiere,  in impresa  industriale, con un indispensabile abbrivio di “idee forza “ e loro fattibilità di marketing. Tutto ciò in un lievito  di Politica Industriale che finora solo leggi come quelle degli anni ’80 hanno saputo innescare . Basta consultare i dati Istat, sia nel loro valore assoluto sia nei confronti omogenei per periodi significativi.

Infine , caro Vittorio, una considerazione di più profondo respiro: Cattolici e Islamici.

Ieri ho assistito alla Messa del Corpus Domini nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia. Nell’omelia il cardinale Bassetti, neo Presidente della CEI, ha sollecitato i cattolici a rispettare il riposo domenicale, giorno da dedicare ad  onorare il Signore. Ed allora ho pensato alla tua polemica  verso chi contesta il lavoro festivo, come la CEI, i sindacati ed i grillini. E mi sono detto: “Ma guarda un po’ Vittorio, come si contraddice quando rappresenta efficacemente il rischio di venir islamizzati e nello stesso tempo se la prende con i Vescovi che sollecitano un maggiore impegno di fede cattolica”. Infatti, come si fa a sollecitare un maggior senso identitario dei cattolici , quando poi se ne critica ogni recupero in tal senso, come il comportamento che sottende al terzo comandamento : “Ricordati di santificare le feste”? Anche qui, caro Vittorio, “tertium non datur”.  Ed allora ti rammento, quando chierichetto con la cotta regolamentare,  negli anni ‘50 servivi la funzione vespertina  nella chiesa orobica di San Michele al Pozzo Bianco e cantavi , già correttamente in latino il Tantum Ergo:

“Tantum ergo sacramentum / veneremur cernui / et antiquum documentum / novo cedat ritui. / Praestet fides supplementum / sensuum defectui. Genitori genitoque / laus et jubilatio / salus, honor, virtus quoque / sit et benedictio. Amen”.

E per concludere, caro Vittorio, se vuoi veramente combattere l’islamismo ti consiglio di recuperare le “primae rudimenta della tua antica vocazione catecumenale, per  trovare in essa nuova linfa vitale alla la tua sacrosanta battaglia contro gli islamisti dell’ isis e l’omertà islamica che li circonda e li sostiene.

Con affetto e simpatia

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RINO FRUTTINI