Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: lunedì 8 maggio 2017 16:03
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: Macron “bamboccione”? Ma guardiamoci allo specchio della nostra società!
Caro Vittorio,
sicuramente la ricerca del titolo di apertura di Libero sarà frutto di un metodo ormai consolidato , un giusto mix nel brainstorming della redazione, con il direttore e i suoi vice. Poi la creatività, la fantasia e l’opportunità ambientale psico sociale ne determina la scelta . Così sarà accaduto per “la patata bollente” e altri ancora che lì per lì mi hanno fatto sorridere; ma che ora non ricordo. Eppure come si fa a dare l “bamboccione” ad un trentanovenne, di nazionalità francese che nel giro di pochi anni riesce a farsi dare l’incarico di responsabile del ministero dell’economia della Francia per dimettersi dopo poco perché, a detta la Stampa: “Macron ha portato avanti il progetto di legge che porta il suo nome “per la crescita, l’attività e l’eguaglianza delle chance economiche”, con l’obiettivo di “liberare l’economia francese” mitigando le regole sul divieto di lavoro domenicale e liberalizzando alcune professioni”?. Ed ancora : “Macron aveva lanciato il 6 aprile 1916 il suo movimento politico; sei giorni dopo – nel primo comizio – aveva proclamato di volerlo condurre “fino al 2017 e fino alla vittoria”.Ora, caro Vittorio dare del “bamboccione”, ovvero un epiteto che noi abbiamo destinato ai nostri conterranei, dai trent’anni in poi che non sanno trovarsi un’occupazione utile, e a loro stessi ed alla società, per “accantonarsi” e bivaccare presso la casa materna/paterna, mi pare non solo fuori luogo, ma senza buon gusto. Ed inoltre non ne capisco l’ironia eventuale.
Un signore che nel giro di due anni, sostenuto o meno da Rotschild e compagnia bancaria cantando, si fa un’organizzazione elettorale per vincere le elezioni della Francia lo definirei , altroché “bamboccione” : un genio. E un genio all’ennessima potenza che è riuscito da giovanetto a far innamorare una donna con la quale, evidentemente ha intessuto rapporti affettuosi, seppure di diverse intensità e stagioni della vita, per diciannove anni. Costui è dunque un fenomeno. E per di più ha dimostrato carisma nel saper interagire con il popolo, sia nei contatti interpersonali che in quelli mass- mediatici. Ma cosa vuoi di più, caro Vittorio se poi il predetto ragiona come te in materia di lavoro festivo, ad esempio. Ma, mi obietterai: “ Egli è a favore dell’Europa. Io sono contro. Io sono per la Le Pen” . Ed allora fattene una ragione. La tua causa antieuropa è una causa persa . E ti prego , su questo tema cambia spartito e musicisti.
Ed infine ti domanderai: “ Ma perché codesto Rino Fruttini mi rompe gli zebedei secondo una costante sesquipedale da rompicoglioni e continua a leggere il mio giornale? “. La risposta è molto semplice:
- Mi sono stati sempre simpatici gli orobici come te che perseverano nel’errore; sono curioso di vedere fino a che punto portano la loro tigna ideologica. Tanto prima o poi sul tema Europa si/no una cosa giusta la diranno. Ed ho già fatto scommesse in tal senso.
- Spesso nel tuo giornale, caro Vittorio ci sono articoli di ottimo buon senso e di grande interesse applicativo. Mi riferisco a quello di sabato 6 maggio: “ Serve il diploma pure per zappare” . L’ottimo Giordano Tedoldi esprime dei concetti sulle “best practices” per le vere “start up” che siano progetti di vero lavoro, a produrre reddito legato alla risorse agricole troppo spesso svilite in terre incolte che ormai hanno raggiunto oltre il 30% della SAU (Superfci agricole utilizzate). Ci sarebbe un intero progetto e relativo studio di fattibilità per dimostrare che questo settore, al di là di schemi ideologici pro o contro la globalizzazione, può produrre una serie di anticorpi al fenomeno della inoccupazione e della disaffezione alla ricerca di un posto di lavoro. Ma se ce ne sarà l’occasione potrò tornare sul tema una prossima tornata di mie esternazioni da R.F. /A DIRETTORE FELTRI .
Un caro saluto,
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RINO FRUTTINI