La debolezza di Renzi ed i gufi del 4 dicembre 2016

Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: lunedì 17 luglio 2017 14:05
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: La debolezza di Renzi ed i gufi del 4 dicembre 2016

Cari Amici, Vittorio Feltri e Robi Ronza,

scrivo questa breve nota a entrambi,  in primo luogo perché  leggo i Vs. scritti , di Vittorio su Libero, che acquisto giornalmente in edicola, di Robi  perché ha la cortesia di inviarmeli dal suo blog. In secondo luogo perché  li condivido e/o contesto in quanto ci accomuna una storia analoga: educazione parrocchiale (vi ci vedo in veste nera o rossa e cotta bianca !), cultura laica, se non atea alle scuole medie superiori ( il professore d’italiano e/o di storia e filosofia, cultore delle teorie di Salvemini e/o di D’annunzio,  ne era mallevadore); ed infine la professione giornalistica con scelta (o non scelta) di affiancamento ai partiti dell’arco costituzionale.

E vengo  al punto.

Noto, con un certo disappunto (chiedo venia per la cacofonia) , che da quando Renzi è caduto in  disgrazia ve la prendete con lui: per l’indice di disoccupazione (soprattutto dei giovani) , per il differenziale ricchi/poveri  sempre più in divaricazione; per la politica sull’immigrazione conseguenza della nostra posizione di debolezza in una Eu/€. che ci vede soccombere prima di fronte alla Germania, ora alla Francia di Macron. Ed a proposito di quest’ultimo , non solo Voi, ma in genere i mass media nel loro complesso, ne apprezzate la capacità di manovra e di decisione, per come si sta evolvendo nei primi centro giorni, fatidici per la strategy imprinting della sua personalità.

Ora, cari amici mi permetto solo un’osservazione. Se Renzi avesse vinto i referendum di riforma costituzionale del 4 dicembre u.s., non era forse il Macron italiano che , forte della maggioranza assoluta del nuovo parlamento, eletto con suffragio anticipato  (quel 51% che Berlusconi invano evocò) poteva:

  1. sviluppare l’economia dell’intrapresa , articolando il Jobs act in funzione dell’algoritmo liberista  investimenti/occupazione/reddito;
  2. condizionare il rispetto del fiscal compact all’attuazione di una politica dell’immigrazione da condividere con i 27 partner europei (leggasi ripartizione delle quote di accoglienza e di temporanea ospitalità ed, a seguire, respingimenti dei non aventi diritto di asilo) : a volte anche i ricatti, da posizione di forza basata sul consenso democratico hanno qualche chance  di successo;
  3. poter disporre di un margine di manovra a medio-lungo termine , di una certa tranquillità,  a larga maggioranza parlamentare,nel perseguire il miglioramento del rapporto costi/benefici da cui, a cascata: miglioramento del rapporto PIL/Deficit/Debito Sovrano; riduzione degli squilibri socio-economici; crescita del consenso verso il Governo della Repubblica ?

Come ben sappiamo il film non ha avuto questa trama, ma  regie e copioni ben diversi . E mi domando quanto i mass media, compresi i Vostri abbiano influito nel perseguire quella posizione  di “renziana debolezza” che Voi ora state riportando, un giorno si e l’altro pure all’onore delle cronache.  E mi domando ancora  chi abbia vinto questa partita referendaria,fondamentale per il futuro della nostra Nazione, se non la sinistra anarchica, pasticciona, autoreferenziale (nel senso di chi, come Voi , se la canta e se la suona, senza uno spartito nell’aggregazione creativa di note,  con un minimo di melodia che resti nella memoria: chiedo venia per la metafora).

C’è tutta una letteratura di grandi esperti di diritto costituzionale (Zagrebelsky in testa) che si fregiano di spiegare come la riforma fosse mal fatta. Il sarcastico presenzialista de Il Fatto Quotidiano, l’ineffabile Travaglio, ospite a “8 e mezzo”  della Dr.ssa Lilli Gruber dileggiò Renzi  perché tecnicamente le prime due liste alla prima tornata elettorale non potevano essere oggetto di ballottaggio,  per l’elezione di un Parlamento che finalmente veniva ridotto di 1/3 dei suoi componenti . Poi Travaglio non ha spiegato perché tale metodo possa essere  costituzionale solo a livello elezione dei sindaci e dei consiglieri dei Consigli Comunali.

E per quanto tempo ci ha tediato  la polemica su un Senato eletto  da consiglieri regionali , “in conformità alle scelte espresse dagli elettori“, ovvero da  una base elettorale di secondo livello.  Avremmo avuto , finalmente, una stanza di compensazione ad evitare leggi e leggine regionali disarticolate e spesso fra loro in contraddizione. Da lì allo snellimento dei procedimenti amministrativi ed all’abolizione dei T.A.R . per mancanza di contenzioso la strada era aperta . Infine, province e Cnel  aboliti significava un ulteriore risparmio dei costi della politica. In termini di snellimento del D.M.U. (Decision Making Units:  una formula che sta tanto a cuore agli anglosassoni e che Voi, cari amici, dichiarate spesso di tenere in grande considerazione) , la riforma avrebbe significato quel grado di “efficienza ed efficacia”  dell’apparato pubblico statale e locale che tutti attendiamo da decenni.

Leggo oggi  su Libero che  Gentiloni  punti a fare il Presidente anche per la prossima legislatura. Nomen omen : meditate gente ! …e sul “patto Gentiloni” del 1913 ! D’altra parte Giambattista Vico insegna, con i suoi “corsi e ricorsi” della storia.

E concludo augurandoVi buone vacanze

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RINO FRUTTINI

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