Invito l’amico Vittorio a pubblicare queste mie note all’indomani della vittoria del SI il 5 dicembre P.V

Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: venerdì 11 novembre 2016 15:05
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’; ‘renafarina@yahoo.it’
Oggetto: Invito l’amico Vittorio a pubblicare queste mie note all’indomani della vittoria del SI il 5 dicembre P.V

 

Carissimi,

penso proprio che occorra fare il punto della situazione. Altrimenti , Voi e la Vostra corporazione di giornalisti, anchormen, sondaggisti ovvero di opinion maker & leader correte il rischio di avvitarvi in voi stessi e le vostre convinzioni. Il processo di formazione delle idee, ed in particolare quello delle decisioni e di scelta di voto , emerge dalla propaganda degli attori sullo scenario elettorale e dalla efficacia della sua diffusione . Il messaggio audiovisivo e della carta stampata viene letto, recepito e percepito dai cittadini-elettori i quali , dopo averlo metabolizzato, lo trasferiscono ai cosiddetti “sondaggisti”. Costoro , secondo una ben collaudata tecnica del campionamento (mi viene in mente quella da me più volta utilizzata nella ricerca di MKT sui beni di largo consumo, detta del “coefficiente del Bravais), preparano i questionari. E lì cade l’asino, come suol dirsi. Infatti, a seconda del soggetto che commissiona il sondaggio, le domande vengono poste secondo la tecnica delle domande retoriche che , a seconda del come sono poste, secondo la prassi latina del  “quin, ne, an”,  si predispone una risposta , spesso influenzata dalla domanda medesima.

Voi capirete bene, miei illustri lettori, come il DMU (decision making units) degli elettori americani, sottoposti a campione, sia soggetto a manipolazioni campionarie; e poi a cascata verso il ricettivo del “bla,bla,bla” mass mediatico. Si spiega così la deblacle di Hillary Clinton.

 

 

 

Mutatis mutandis, in Italia l’attesa sondaggistica del No al referendum sulla modifica della Costituzione sarà ribaltata da un netto successo del SI. Perché, cari amici, cosa volete che faccia l’elettore frastornato dall’assalto dell’Armata Brancaleone del NO, formata da Dalema, Bersani, Brunetta,Quagliarello,De Mitra, Onida,Monti fino all’ineffabile Zaghebresky, (manca solo la “gioiosa macchina da guerra “di Achille Occhetto)  se non essere convinta dalla lettura di un semplice quesito dal quale, per come è stato sapientemente posto, non si può che aspettarsi  una risposta positiva, essendo una domanda retorica. Tanto più dopo le sconfitte del fonte del no nei ricorsi al TAR e al Tribunale di Milano!!

Infatti chi potrebbe  rispondere, No, alla domanda: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”. Si tratta dunque della classica domanda retorica, alla quale non si può non rispondere se non con un SI.

Così pure suggerisco di porre agli elettori di Libero una domanda retorica, per sapere se intendono uscire dalla UE/€, posta nel seguente modo: “Volete voi ritornare alla lira oggetto passivo di svalutazione a due cifre negli anni ’90 e causa di inflazione , sempre a due cifre e sempre nello stesso periodo e per di più causa prima dell’indebitamento della PA imputabile soprattutto al montante degli interesse sul debito medesimo?”. Vi accorgereste, cari amici, come diversa sarà l’adesione referendaria all’ Italexit del Vostro, ma anche del mio giornale, da momento che ogni mattina ne acquisto una copia.

Con stima

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RINO FRUTTINI

P.S. Invito l’amico Vittorio a pubblicare queste mie note all’indomani della vittoria del SI il 5 dicembre P.V.

Purtroppo debbo segnalare , come a tutti noto, che il referendum fu vinto “dall’accozzaglia dei no” e che la mancata riforma della Costituzione andrà a penalizzare l’intero  sistema della politica, confermandone la farraginosità burocratica con le sue conseguenze sul processo  dell’economia, la certezza delle diritto, l’efficienza e l’efficacia gestionale della Pubblica Amministrazione.