Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: venerdì 28 luglio 2017 16:35
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: Ed in fondo non ho fatto che scoprire l’acqua calda. E così sono sempre in tema idrico !!
Caro Vittorio,
non posso far altro che apprezzare la tua forma smagliante, nel fustigare costumi e costumanze della classe politica locale e nazionale in materia di salvaguardie finanziarie e bancarie, di vitalizi ai deputati e di risorse primarie, come quella idrologica. E consentimi alcune osservazioni.
Discettare sui vitalizi è come rimestare l’acqua nel mortaio. E di questi tempi è ingeneroso nei confronti di chi ne risente; della crisi idrica, intendo ! D’altra parte è molto difficile prendersela con la produttività del lavoro del Parlamento. Prendiamola invece con la nostra dabbenaggine di non saper scegliere nei momenti topici: delle elezioni locali e nazionali e del referendum costituzionale !! E della cosa ne ho discettato più di una volta in queste mie “comunicazioni di servizio civico”; quasi un “bollettino ai naviganti dei mass media”.
Ma veniamo invece alla crisi idrica. E qui, consentimi di fare una puntualizzazione di merito sul modo di approcciare tematiche economico-gestionali ai lettori di Libero. Consiglio il seguente schema, che può andare bene anche alla filiera dell’acqua e della sua fruizione: analisi degli input-processo all’algoritmo gestionale-analisi output.
In buona sostanza quando in un periodo di siccità, dovuta alla scarsa e prolungata piovosità si riduce l’input , ovvero la fonte dell’approvvigionamento di acqua, allora la causa di una drastica riduzione della sua diffusa, articolata e capillare erogazione non è nell’algoritmo gestionale, nel caso specifico una rete distributiva colabrodo , che perde oltre il 50% della sua potenziale distribuzione lungo la rete, ma nell’input. E l’input è fatto da pozzi, invasi, ricerca di vene potenziali da sfruttare al momento dell’emergenza. Infatti, se anche la fase dell’algoritmo gestionale fosse (come lo è) priva di dispersioni, quand’anche inopinate, l’emergenza nasce a monte di tale fenomeno. Per cui: o dispersione o non dispersione della rete idrica, l’emergenza all’output sarebbe sempre nefasta.
E non mi perito di fare tali considerazioni teoriche senza un mio personale riferimento alla pratica. Perugia, dove risiedo, con i miei avi, almeno dal 1660, è sempre stata in crisi idrica estiva. Finché , io ero un consigliere del Consorzio Acquedotti, con numerose ricerche delle fonti e relative capitazioni in aree apparentemente inidonee, come quella di Petrignano d’Assisi, si risolse definitivamente il problema idrico della città anche nei mesi estivi. Così ora ben tre sono le fonti di approvvigionamento idrico: Nocera, Scirca e Petrignano.
Non so nella tua Bergamo come funzioni il sistema. Ma la vicinanza delle montagne dovrebbe essere una panacea di ogni crisi idrica. Anche se mi risulta che nel 2015 , e probabilmente anche nell’anno in corso, pure Bergamo soffre di siccità (output) per mancanza di preveggenti captazioni a fronte di più che probabili emergenze.
Perché, caro Vittorio, “nulla si crea e nulla si distrugge” e le abbondantissime piogge degli anni passati sicuramente hanno provocato cospicue riserve idriche nel sottosuolo. Basta avere l’intelligente prudenza del rabdomante , munito di opportuni strumenti rilevatori e mettere a mappa la risorsa potenziale da usare in periodi di emergenza.
Due dunque le funzioni dell’algoritmo gestionale: la razionalità nella distribuzione e l’avvedutezza nella ricerca.
Ed in fondo non ho fatto che scoprire l’acqua calda. E così sono sempre in tema idrico !!
Un caro saluto
RINO FRUTTINI