Caro Vittorio, ma Adriano Sofri dov’era quando fu assassinato il Commissario Calabresi?

Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: venerdì 19 maggio 2017 14:54
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: Caro Vittorio, ma Adriano Sofri dov’era quando fu assassinato il Commissario Calabresi?

 

Caro Vittorio,

il ricordo del commissario Calabresi  ed il contesto di brigatisti e relativi supporti ideologici della sinistra comunista, ad essi colposamente e/o dolosamente impiantati o implementati , con  il  loro assassinio,  ad opera di Adriano Sofri e suoi accoliti , che tu hai giustamente, ma purtroppo parzialmente  rievocato nel tuo articolo odierno, mi trova consenziente.

Quello che non so spiegarmi, e neppure tu me ne dai una ragione plausibile, il perché si continui a “posizionare” socialmente e legalmente  Adriano Sofri, seppure condannato in Cassazione, come autore dell’efferato delitto, in una  sorta di  anfratto, o zona franca,  non colpevolista e il figlio del Commissario, Mario Calabresi, collega dello stesso Adriano Sofri, accanto a lui per anni  nella redazione de La Repubblica;  ed ora addirittura direttore di quello stesso giornale che fu, con Eugenio Scalfari uno dei più accaniti “gognatori” mediatici dello stesso Commissario.

Questo è uno dei veri misteri di questa Repubblica. Altro che Renzi e Boschi, verso i loro padri, rei soltanto di aver fatto un po’ di politica provinciale, magari utilizzando normali canali di millantato credito. Poi qualcuno, alla fine della commedia, dovrà dimostrare se ha fatto più male alla società italiana un Adriano Sofri e le sue brigate rosse, condannati con sentenza in giudicato,  piuttosto che un banchiere qualsiasi che comunque ha cercato di speculare finanziariamente e magari ha cercato di innovare processi di formazione di ricchezza, investimenti e reddito, senza riuscirci in pieno. Poiché quando parliamo di “obbligazioni derivate” e di crisi del sistema bancario italiano e sue analogie internazionali (Leheman Brothers docet) di questo si tratta.

Un caro saluto

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RINO FRUTTINI