A margine di un articolo di Robi Ronza

Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: martedì 28 giugno 2016 07:44
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: A margine di un articolo di Robi Ronza

Caro direttore, con l’intervento che segue, a margine di un articolo di Robi Ronza, allineato alle tue posizioni sul “brexitismo”, mi è gradito omaggiarti del mio pensiero.

Un caro saluto, Rino Fruttini

 

Caro Robi Ronza,

quando Benito Mussolini lanciava da Palazzo Venezia i suoi messaggi per il governo (e la governalibilità) della Nazione, il consenso di Popolo era totale; le voci del dissenso si erano disperse , nella litigiosità dell’inconcludenza dei partiti democratici  e nella incapacità della monarchia di essere italica Istituzione, prima ancora che familistica nicchia di potere sabaudo/piemontese.

Non si votava; ma l’adesione al regime era totale, incondizionata, entusiasta. La pressione mediatica di una stampa pluralistica e apparentemente libera da accasamenti ideologici era un’utopia. Ma soprattutto sarebbe stata un orpello inutile di democrazia di popolo.

Il partito delle “cinque stelle” si fa un vanto di sostenere il metodo della decisione di popolo tramite le elezioni. La Raggi,  a Roma è stata eletta Sindaco dalla volontà del 60% del 36% degli aventi diritto, ovvero dal 21% dei romani dai 18 anni in su. E’ un esempio di volontà popolare?

In Gran Bretagna il Popolo ha deciso, con un’alta percentuale di votanti , pari ad oltre il 70% degli aventi diritto di voto, di uscire dalla CE, superando di poco il 50% degli elettori. Nel contempo ha diviso gli inglesi, ed ha accelerato la separazione della Scozia e dell’Ulster dalla Gran Bretagna che di Grande ha ormai poco o niente.

Il popolo è sovrano; ma a volte è anche un “popolo bue”, che si lascia suggestionare dall’assioma crepuscolare : “piove, governo ladro”.

E da qui tutti i nostri guai: l’incapacità di cercare e trovare un lavoro, secondo l’antico verso “aiutati, che Dio t’aiuta”; la contestazione di ogni provvedimento governativo, dileggiato da una stampa , che trova  un megafono mussoliniano “a contrario” , del “tanto peggio , tanto meglio”; l’incapacità di individuare dei “bench marking” che non siano quelli strumentali di strani soggetti, come Beppe Grillo, che ora ci viene portato ad esempio di strumento, unico e solo, di democrazia diretta. Mentre  di fronte a questo baillame di voci inconcludenti, i risparmi dei cittadini si liquefanno con le istanze idiote di “brexitismo” per L’Italia e , via , via di tutti i paesi dell’UE; la fiducia dei cittadini, consumatori e/o investitori traligna, e l’unico fenomeno che si erge sull’ignavia elettorale è quello della libera stampa e comunicazione via etere che , attraverso sondaggi inattendibili provoca un avvitamento di causa/effetto negli eventi sull’opinione pubblica che non è sicuramente un buon esempio di democrazia.

Caro Robi Ronza, a me, come a molti altri cittadini,non interessa andare a votare ad ogni stormir di fronda, ma interessa incidere sulle decisioni dei governanti che ci rappresentano. E sicuramente il “brexitismo” non è un fenomeno che mi/ci appassiona. Mi è sufficiente averne constatato i primi sintomi

Con affetto,

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RINO FRUTTINI

 

Polemica sulla Brexit  all’italiana  e qualche  risposta astiosamente  criptica

Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: giovedì 30 giugno 2016 15:25
A: ‘direzione@liberoquotidiano.it’
Oggetto: Sulla Brexit a Robi Ronca e per conoscenza a Vittorio Feltri

Caro Robi Ronza,

mi trovo a leggere i tuoi articoli, in genere condivisibili, e quelli altrettanto interessanti di Vittorio Feltri su “Libero”. Ma ora, sulla questione del Brexit ritengo che entrambi abbiate fatto” pipì fuori dal vaso”. Forse vi sfugge un particolare, non di poco conto. La UE si basa sugli obiettivi di Maastricht che appaiono condivisibili , imperniati di democrazia e pluralismo.

Le fasi di piena attuazione della UE sono :   ” la prima fase, che liberalizza la circolazione dei capitali, inizia il 1º luglio 1990;    la seconda fase, che incomincia il 1º gennaio 1994, permette la convergenza delle politiche economiche degli Stati membri;    la terza fase deve iniziare entro il 1º gennaio 1999 con la creazione di una moneta unica e la costituzione di una Banca centrale europea (BCE)”.

Ebbene, sulla fase della convergenza alcuni Paesi, come l’Italia, sono in ritardo. In particolare il bilancio dello Stato con i suoi risultati  è sempre indietro rispetto alla media europea. Ce la vogliamo pigliare con Renzi, con Letta, con Monti, con Berlusconi; o forse ce la dobbiamo prendere con la nostra incapacità di capire da quale parte sta l’interesse nazionale e di scegliere le persone giuste al posto giusto.

Ieri Tremonti ci spiega che il nuovo senato delle regioni e dei comuni, previsto nella riforma della Costituzione si dovrà occupare quasi esclusivamente di Europa. Che scoperta! Il professore forse non si è accorto che quasi tutto il finanziamento dei programmi regionali in materia di sviluppo economico deriva dai finanziamenti CEE, parzialmente e/o totalmente. Non a caso tutte le regioni hanno uffici di rappresentanza a Bruxelles !

Vittorio Feltri, su “Libero”, organizza un referendum pro/contro l’Europa; una stupidata pari a quella di Paragone, su La Gabbia, che chiede ai telespettatori di votare pro/contro Renzi o Conte, come direttori delle due nazionali dell’Italia.

Siamo giunti ad un dilettantismo del dibattito politico da talk show che, a mio avviso è la prima causa dell’astensione al voto elettorale.

Infine si recrimina a dichiarazioni di Monti e Prodi sulla inopportunità di demandare a referendum divisivi, pro/contro l’Europa, quando fino a ieri si era polemizzato sull’ingovernabilità dell’Italia, con una media di durata di 10 mesi dei governi  da quando è nata la Repubblica nel 1946. Se c’è una carenza di cui lamentarci non è sicuramente la frequenza di chiamata alle urne .

Caro Robi Ronza, e caro Vittorio Feltri (dico a nuora perché suocera intenda, dato che il direttore di “Libero” non pubblica alcun mio intervento critico) , fintanto che non modifichiamo il processo decisionale secondo la semplificazione della media UE, fino a che non riusciamo a ridimensionare il debito sovrano, in relazione ad un PIL più dinamico, ed a una produttività del lavoro svincolata  dai “lacci e lacciuoli” del Sindacato; se l’efficacia e l’efficienza delle PA , statale e allargata agli enti locali rimane ai livelli di ora, sarà dura la disciplina della UE. Ma “dura lex sed lex”. Altro che Brexitismo all’italiana. E mi fa specie che persone intelligenti come te e Vittorio non abbiate ancora capito questo semplice concetto.

Un abbraccio, Rino Fruttini

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RINO FRUTTINI