A confronto Vittorio Feltri e Robi Ronza

Da: Rino Fruttini [mailto:rino.fruttini@gmail.com]
Inviato: martedì 13 settembre 2016 13:48
A: ‘Direzione Libero’
Oggetto: A confronto Vittorio Feltri e Robi Ronza

 

Caro Vittorio,

leggo stamane il tuo articolo “Preti e Uccelli di rovo” , con l’occhiello esplicativo “ Inchiesta sulla vita agra dei sacerdoti” . Anche  senza l’ausilio del sommario, rilevo l’imprinting di  un altro intervento che l’amico Robi Ronza ha la bontà di inviarmi via “e mail”. Non è una crisi dell’economia, è una crisi della speranza. Perciò a venirne fuori la Chiesa ci può aiutare molto più dei politici e dei banchieri. Ronza sembra essersi accordato con te nel proseguire le tue argomentazioni sulla crisi esistenziale del sacerdozio e della società , dopo l’interessante articolo di Socci dell’altro giorno sulla logica teologico -fideistica dell’attuale organigramma organizzativo-funzionale  della Chiesa : Papa emerito e Papa operativo. Senza scomodare o invocare la Divina Provvidenza, a me pare che il sentiment di una speranza nell’avvenire, per un futuro meno banale della paura di invasioni di immigrati, di crollo dei redditi, di insicurezza civile e sociale , sia tutto compreso in questo passaggio dell’articolo di Ronza: “In piena contraddizione con la cultura ufficiale dei mezzi di comunicazione di massa, sondaggi recenti confermano che il 49% della gente in Italia si definisce cattolico praticante e il 65% dichiara di avere molta o moltissima fiducia  nella Chiesa (cfr. Renato Mannheimer, Demoskoppiati?, Jaca Book, 2016). Stando così le cose, non tanto un comunicato della Cei quanto una lettera pastorale collettiva dei vescovi italiani sul tema della speranza, e sul tema della famiglia e della fecondità come motori di sviluppo, sarebbe un provvidenziale fulmine a ciel sereno. Solo la Chiesa ha l’autorità morale necessaria per toccare questi argomenti a un livello che li metta al riparo da strumentalizzazioni politiche di corto respiro”.Ma il ragionamento, circostanziato dalla testimonianza statistica di Mannheimer , deve poi avere un riscontro nella realtà di un Magistero di neofiti catecumeni verso un cammino di vocazioni sacerdotali che riesca a superare intralci e suggestioni mondane. In queste domeniche estive, frequentando, come sessant’anni fa, alla messa domenicale la chiesa di campagna di Ponte Felcino e Ponte Pattoli, borghi tiberini di Perugia, noto ora come allora la presenza esclusivamente femminile di fedeli. Allora i mezzadri erano tutti allineati con i comunisti mangiapreti. Le donne di casa ottenevano il perdono di tale apostasia anche a nome del marito. Il confronto/scontro di ideologie e culture reggeva “alla grande”. Nelle domeniche cittadine , a Perugia, in chiesa siamo quattro gatti. Di contro, il centro storico si anima nelle ore serali e notturne , del fine settimana, che inizia fin dal giovedì, di una massa amorfa di inconsapevoli sfaccendati, di ogni età e ceto sociale.Ed allora mi domando, fin dove possa essere ausiliaria ed auspice di un futuro migliore la Chiesa con il suo Magistero se il popolo  è inconsapevole della massima “aiutati che Dio ti aiuta” e la Chiesa soffre di vocazioni sacerdotali e di personale catecumenale? Cari saluti,

Rino Fruttini